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Una svolta nella ricerca biomedica: topi con cellule umane ottenuti grazie a una tecnica rivoluzionaria

Nel linguaggio scientifico, il termine chimerismo indica un organismo formato dall'unione di cellule provenienti da specie diverse. Questo approccio permette di studiare lo sviluppo embrionale umano in modo indiretto e di aprire la strada alla coltivazione di organi destinati al trapianto in pazienti con gravi malattie. Negli ultimi anni, la creazione di animali parzialmente "umanizzati" è stata un obiettivo ambizioso, ma le tecniche tradizionali hanno mostrato limiti significativi: poche cellule umane sopravvivono e il loro contributo si disperde rapidamente.

La nuova tecnica: iniezione nel fluido amniotico

Un gruppo internazionale di ricercatori ha ideato un metodo sorprendentemente semplice: introdurre organoidi - minuscoli modelli 3D di tessuto umano - direttamente nel liquido amniotico di femmine di topo durante le prime fasi della gestazione. Gli organoidi derivano da cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC), riprogrammate in laboratorio per dare origine a strutture simili a intestino, fegato e cervello.

Perché è diverso dalle tecniche precedenti

  • In passato si iniettavano cellule singole, ancora pluripotenti, all'interno dell'embrione.

  • Qui, invece, le cellule vengono fatte maturare in organoidi prima dell'impianto: questo le rende più robuste e "istruite" a colonizzare un tessuto specifico.

  • L'iniezione nel fluido amniotico evita di «bucare» l'embrione, riducendo i danni e migliorando la sopravvivenza cellulare.

Cosa è successo nei topi nati

Entro pochi giorni dall'iniezione, le cellule umane hanno "letto" i segnali dell'embrione e si sono integrate solo negli organi corrispondenti:

  • Intestino: nei cuccioli nati, circa il 10 % mostrava segmenti intestinali composti per l'1 % da cellule umane.

  • Fegato: le cellule inserite hanno prodotto albumina umana, confermando la loro piena funzionalità.

  • Cervello: una minima quota ha raggiunto la corteccia, restando tuttavia ben al di sotto di livelli che possano indurre cambiamenti cognitivi.

Le cellule umane sono rimaste stabili per almeno due mesi dopo la nascita, un risultato che suggerisce la capacità di durare nel tempo.

Implicazioni per la medicina rigenerativa

  1. Produzione di organi "su misura": se la tecnica venisse ottimizzata, animali di taglia maggiore - come il maiale - potrebbero diventare «biofabbriche» di organi compatibili con il sistema immunitario del paziente.

  2. Studio di malattie umane: avere porzioni di tessuto umano vivo dentro un organismo permette di testare farmaci e terapie in modo più realistico.

  3. Riduzione della sperimentazione animale: chimerismi mirati potrebbero sostituire modelli meno predittivi, concentrandosi solo sugli organi di interesse.

Le sfide ancora aperte

  • Basso rendimento: solo una minoranza dei topi ha incorporato un numero significativo di cellule umane. Gli scienziati stanno cercando di aumentare questa quota con varianti di coltura, tempi di iniezione e selezione di linee cellulari più performanti.

  • Controllo dell'espansione cellulare: occorre evitare che le cellule umane si diffondano in aree indesiderate o creino masse tumorali.

  • Riproducibilità: il protocollo deve essere standardizzato e convalidato in laboratori indipendenti, oltre a superare la fase di revisione tra pari.

Gli interrogativi etici

La presenza di cellule umane nel cervello animale solleva timori di una potenziale alterazione delle sue capacità cognitive. Al momento le percentuali sono troppo basse per rappresentare un rischio, ma i comitati bioetici raccomandano cautela e linee guida precise su:

  • Limiti massimi di contributo cellulare umano per organo.

  • Divieto di riproduzione di animali chimerici per evitare trasmissione germinale.

  • Monitoraggio del comportamento per escludere tratti "umanizzati".

Organismi internazionali come l'International Society for Stem Cell Research stanno aggiornando le proprie raccomandazioni per tenere il passo con questi progressi.

Cosa aspettarsi in futuro

  • Ottimizzazione della tecnica: migliorare la percentuale di attecchimento con cocktail nutrizionali e fattori di crescita.

  • Trasferimento a specie più grandi: i ricercatori guardano al maiale come modello ideale per la produzione di organi a scala clinica.

  • Test di sicurezza: analisi a lungo termine per escludere anomalie immunitarie o oncologiche.

  • Dialogo pubblico: coinvolgere cittadini, medici e pazienti in un confronto trasparente sulle opportunità e i limiti della tecnologia.

Conclusione

La creazione di topi con frammenti di intestino, fegato e cervello umano, senza interventi invasivi sull'embrione, rappresenta un passo decisivo verso la fabbricazione di organi su misura. Benché le sfide tecniche ed etiche siano ancora molte, la strategia di iniettare organoidi nel fluido amniotico potrebbe trasformare la medicina rigenerativa e offrire nuove speranze a migliaia di pazienti in lista d'attesa per un trapianto.
FONTE

Di Leonardo

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