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Taurina e invecchiamento: uno studio su larga scala mette in dubbio gli effetti anti-age

La taurina, da tempo pubblicizzata come integratore anti-invecchiamento, è tornata sotto i riflettori dopo la pubblicazione di uno studio di grandi dimensioni che ne mette in discussione i presunti benefici legati alla longevità e al rallentamento dell'invecchiamento. La ricerca, condotta da un gruppo internazionale di scienziati, ha analizzato in modo approfondito i livelli di taurina nel sangue di esseri umani, macachi rhesus e topi, giungendo a conclusioni che smorzano l'entusiasmo degli anni precedenti.

Nessun legame solido tra taurina e invecchiamento

Il nuovo studio ha rilevato che i livelli ematici di taurina non diminuiscono in modo costante con l'avanzare dell'età, come si era ipotizzato in precedenza. In molte delle popolazioni analizzate, inclusi soggetti umani fino a 100 anni di età, macachi fino a 32 anni (la loro massima aspettativa di vita) e topi fino a 27 mesi, i livelli di taurina risultavano stabili o addirittura in crescita con l'età. Solo in un gruppo — i topi maschi — si è osservata una leggera diminuzione.
Questo risultato mette in discussione l'idea che la taurina possa essere utilizzata come biomarcatore dell'invecchiamento o come indicatore affidabile dello stato di salute legato all'età. Gli scienziati hanno infatti osservato che, sebbene in alcuni casi un livello più alto di taurina fosse associato a maggiore forza muscolare (come nel caso della forza del ginocchio in un gruppo umano), in altri si registravano correlazioni opposte o inconsistenti, variabili tra specie, sesso e fasce d'età.

Un confronto tra studi: approcci diversi, risultati divergenti

Lo studio più recente si distingue per il suo disegno longitudinale, cioè per aver seguito gli stessi individui nel tempo, invece di confrontare soggetti di età diverse in un unico momento (approccio trasversale usato in studi precedenti). Questo dettaglio metodologico è fondamentale, poiché permette di osservare con maggior precisione come cambiano i livelli di taurina nel corso della vita di un singolo individuo, limitando i margini di errore statistico.
Nel 2023, uno studio trasversale aveva indicato una diminuzione dei livelli di taurina con l'età e aveva suggerito che l'integrazione quotidiana di questa molecola potesse aumentare l'aspettativa di vita e migliorare la salute in modelli animali carenti. Tuttavia, il nuovo lavoro ha evidenziato che tali risultati potrebbero essere fuorvianti, perché legati alla variabilità individuale e non a reali traiettorie fisiologiche dell'invecchiamento.

Taurina sotto osservazione: tra moda e scienza

La taurina è un amminoacido non essenziale che si trova naturalmente nel corpo umano e in molti alimenti, e viene anche aggiunta a numerose bevande energetiche e integratori venduti al pubblico. È spesso associata a miglioramenti nella concentrazione mentale, energia fisica e benessere generale, ma gran parte di queste affermazioni non è mai stata confermata da studi clinici su larga scala.
Nonostante l'ampio utilizzo e l'entusiasmo commerciale, gli esperti raccomandano cautela. L'ultimo studio conferma che, in soggetti con una dieta equilibrata, non c'è alcun bisogno di integrare la taurina. Le eventuali carenze sono rare e, nella maggior parte dei casi, compensate naturalmente dall'organismo. Inoltre, gli effetti dell'integrazione a lungo termine non sono ancora noti e meritano ulteriori indagini.

Il futuro della ricerca: ancora molte domande aperte

I ricercatori concordano sul fatto che sono necessari ulteriori studi, soprattutto clinici, per chiarire se l'assunzione supplementare di taurina possa avere effetti positivi in alcuni sottogruppi di popolazione, come gli anziani o persone con specifiche carenze metaboliche. Alcuni gruppi di ricerca stanno già portando avanti sperimentazioni cliniche su esseri umani, i cui risultati sono attesi entro il prossimo anno.
Nel frattempo, l'invito della comunità scientifica è chiaro: evitare l'uso indiscriminato di integratori, in particolare quando non esiste una carenza diagnosticata o una reale necessità terapeutica. Il rischio è quello di affidarsi a scorciatoie che non solo non producono i risultati sperati, ma che potrebbero anche interferire con i processi fisiologici naturali dell'organismo.
La taurina, per ora, rimane un ingrediente da monitorare, più che una soluzione anti-age. La scienza non chiude la porta ai suoi potenziali benefici, ma invita a distinguere tra ipotesi suggestive e prove concrete, ponendo al centro il valore di una valutazione rigorosa, lunga e multidisciplinare del processo d'invecchiamento.
FONTE

Di Tommaso

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