Referendum su lavoro e cittadinanza 2025: il flop del quorum e le prospettive
L'8 e 9 giugno 2025 l'Italia è tornata alle urne per cinque referendum abrogativi su temi legati a lavoro e cittadinanza. L'obiettivo dei promotori - in primis la CGIL e un fronte di partiti di opposizione - era cancellare parti di leggi ritenute penalizzanti per i lavoratori e ridurre da dieci a cinque anni la residenza richiesta agli stranieri per ottenere la cittadinanza. Tuttavia, con un'affluenza di circa il 29 % degli aventi diritto, nessun quesito ha raggiunto il 50 % + 1 necessario: un esito che invalida i risultati e apre un ampio dibattito politico e istituzionale.
I cinque quesiti in sintesi
Jobs Act e licenziamenti illegittimi - Ripristino del reintegro obbligatorio per i lavoratori assunti dopo il 2015 in caso di licenziamento senza giusta causa.
Indennità per le piccole imprese - Eliminazione del tetto massimo di risarcimento per i licenziamenti illegittimi nelle aziende sotto i quindici dipendenti.
Contratti a termine - Reintroduzione dell'obbligo di "causale" per i contratti inferiori a dodici mesi e limiti più stringenti ai rinnovi.
Responsabilità solidale negli appalti - Estensione della responsabilità del committente per gli infortuni sul lavoro lungo la filiera degli appalti.
Cittadinanza - Riduzione da dieci a cinque anni del requisito di residenza per gli stranieri extracomunitari maggiorenni che chiedono la cittadinanza italiana.
Il nodo del quorum
Secondo l'articolo 75 della Costituzione, un referendum abrogativo è valido solo se partecipa almeno la metà più uno degli elettori. Con poco meno di un terzo dei votanti alle urne, il quorum è rimasto lontanissimo: l'ultimo referendum a superare la soglia, sul nucleare (2011), toccò il 55 %. Il dato di quest'anno è in linea con la tendenza all'astensionismo che da tempo colpisce le consultazioni popolari in Italia.
I numeri dell'affluenza
Media nazionale: 29 % circa.
Picco: Toscana (circa 35 %), con alcuni comuni sopra il 50 %.
Maglia nera: Trentino‑Alto Adige, sotto il 25 %.
Elettori all'estero: partecipazione inferiore al 5 %, ma conteggiati nel totale, hanno contribuito a far scendere la media.
In valori assoluti, hanno votato quasi 14 milioni di persone: un bacino inferiore a chi elesse la maggioranza alle politiche 2022, ma comunque rilevante per i promotori.
Perché non si è raggiunto il quorum
Fattore Descrizione
Calendario | Consultazione fissata a ridosso delle vacanze scolastiche e subito dopo le Europee, con elettori già "stanchi di urne". |
Campagna sottotono | Scarsa copertura televisiva e social, budget limitati per i comitati del Sì. |
Inviti all'astensione | Ampia parte della maggioranza di governo ha esplicitamente scelto di non votare, riducendo l'interesse. |
Complessità dei quesiti | Temi tecnici, a volte percepiti come poco immediati, hanno reso difficile motivare il voto. |
Sfida logistica dei fuorisede | Nonostante la novità del voto fuori provincia, molti studenti e lavoratori non hanno completato la procedura in tempo. |
Come hanno votato gli italiani
Sebbene i voti non abbiano effetto giuridico, lo spoglio rivela il sentiment di chi si è recato ai seggi:
Quesiti sul lavoro: vittoria del Sì oltre l'85 % in media.
Cittadinanza: Sì al 62 % circa.
La netta prevalenza dei favorevoli riflette la composizione di un elettorato motivato e politicamente orientato a sinistra o al centro‑sinistra.
Reazioni politiche
CGIL - Il segretario Maurizio Landini ammette la "sconfitta tecnica", ma rivendica 14 milioni di voti "come base per una nuova iniziativa parlamentare".
Opposizioni - PD, M5S e AVS parlano di "opportunità mancata", ma ribadiscono l'urgenza di riforme su contratti a termine e sicurezza sul lavoro.
Governo - Premier e vicepremier evocano la "sconfitta della sinistra" e leggono l'esito come un rafforzamento dell'esecutivo, chiedendo di "rivedere le regole" per ridurre i costi dei referendum.
Terzo polo e +Europa - Propongono di abolire o abbassare il quorum e di introdurre il voto elettronico per aumentare la partecipazione.
Cosa cambia (o meglio, cosa non cambia)
Le norme contestate - dal Jobs Act alla legge sulla cittadinanza - restano in vigore.
Il Parlamento può riprendere in mano i temi, ma non esiste obbligo formale: molto dipenderà dall'opinione pubblica e dagli equilibri di maggioranza.
Si riapre il dibattito sulla riforma dei referendum: soglia di partecipazione, raccolta digitale delle firme, accorpamento con altre elezioni.
Prospettive
Nuove proposte di legge - I promotori annunciano disegni di legge su sicurezza sul lavoro e cittadinanza.
Riforma costituzionale - Idee trasversali per portare il quorum al 40 % o sostituirlo con la maggioranza dei votanti.
Partecipazione digitale - Dal voto elettronico certificato al ricorso a piattaforme civiche per campagne informative più efficaci.
Educazione civica - Necessità di rilanciare programmi scolastici e media literacy per ridurre il gap di conoscenza sui meccanismi democratici.
Conclusione
Il flop del quorum non cancella i temi sollevati: tutele del lavoro, sicurezza e integrazione restano al centro dell'agenda sociale. Il fallimento della consultazione evidenzia però un secondo problema: la crescente distanza tra istituti di democrazia diretta e partecipazione reale. Riformare le regole, semplificare l'accesso al voto e rafforzare l'informazione saranno passaggi cruciali per evitare che il prossimo referendum diventi un altro appuntamento mancato.