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Padova: Sgominata baby gang femminile, due minorenni sottoposte a misure cautelari

PADOVA - La Questura di Padova ha dato esecuzione a misure cautelari restrittive nei confronti di due sedicenni, ritenute parte di una baby gang femminile che operava con violenza nel centro cittadino e nella zona della Stazione ferroviaria. L'operazione, condotta dalla Squadra Mobile, ha permesso di smantellare il gruppo, composto da quattro ragazze minorenni. Questo intervento si configura come un chiaro segnale da parte delle istituzioni contro il dilagante fenomeno della microcriminalità giovanile.

Misure Cautelari Eseguite a Padova

Operazione della Questura e della Squadra Mobile

L'azione della Questura di Padova, concretizzatasi nel mattino, rappresenta il culmine di una complessa e articolata indagine mirata al contrasto del crescente fenomeno delle baby gang. Le misure cautelari restrittive, disposte dall'Autorità Giudiziaria su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, non sono semplici provvedimenti amministrativi, bensì veri e propri interventi di natura detentiva o semi-detentiva. Nello specifico, si è trattato di provvedimenti di custodia cautelare in Istituto Penitenziario Minorile e di collocamento in comunità di recupero, a testimonianza della gravità dei reati contestati e della percezione di un rischio concreto di reiterazione delle condotte illecite. L'esecuzione di tali misure sottolinea l'urgenza e la serietà con cui le forze dell'ordine stanno affrontando il fenomeno della devianza giovanile urbana.
L'operazione è stata condotta con meticolosità e professionalità dalla Squadra Mobile di Padova. Gli investigatori hanno lavorato per mesi, utilizzando strumenti investigativi tradizionali e tecnologicamente avanzati, tra cui intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi di immagini da sistemi di videosorveglianza pubblici e privati, oltre a numerose testimonianze raccolte dalle vittime e da altri soggetti informati sui fatti. L'indagine ha preso avvio in seguito a una serie di denunce e segnalazioni che evidenziavano un modello di aggressioni e furti in aree nevralgiche della città. L'obiettivo primario era non solo identificare i responsabili, ma anche ricostruire il modus operandi del gruppo, per smantellare la loro rete criminale e ripristinare la sicurezza nelle zone colpite da questi episodi di criminalità. La decisione di intervenire con misure cautelari di tale portata sottolinea l'impegno delle forze dell'ordine nel contrastare efficacemente la violenza giovanile e nel tutelare la cittadinanza, specialmente i più vulnerabili.

Le Accuse e il Modus Operandi del Gruppo

Minacce, Rapine e Furti nel Centro e Stazione

Gli accertamenti investigativi, attentamente ricostruiti dalla Squadra Mobile, hanno portato alla luce una lunga e preoccupante serie di episodi, caratterizzati da minacce, rapine e furti. Le condotte criminose si manifestavano con una spiccata violenza psicologica e, in alcuni casi, fisica, culminando nella sottrazione di beni personali. Le minacce non erano semplici intimidazioni verbali; erano spesso accompagnate da atteggiamenti prevaricatori, sguardi minacciosi e gesti plateali volti a sopraffare psicologicamente le vittime. Le rapine, a volte perpetrate con strappo o spinta, miravano principalmente a denaro contante, telefoni cellulari, gioielli di poco valore e piccoli effetti personali. I furti, d'altra parte, spaziavano dal borseggio alla sottrazione di merce da negozi, spesso attuati con tecniche di distrazione o approfittando della confusione. La sistematicità degli atti ha evidenziato una consolidata strategia criminale.
Il raggio d'azione della baby gang si concentrava principalmente nel centro storico di Padova, in particolare nelle vie dello shopping e nei luoghi di aggregazione giovanile, e nella zona della Stazione ferroviaria. Quest'ultima, un crocevia di persone e un punto nevralgico per il trasporto pubblico, offriva un terreno fertile per le attività illecite, grazie all'alto flusso di passanti e alla relativa anonimità che garantiva una facile fuga dopo gli episodi. Le indagini hanno chiaramente evidenziato che le condotte non erano episodi isolati o frutto di impulsività momentanea, ma facevano parte di un comportamento sistematico, premeditato e organizzato. La "forza intimidatoria del branco" era la chiave del loro modus operandi: agendo in gruppo, le ragazze riuscivano a creare un senso di paura e impotenza nelle vittime, rendendo più agevole la commissione dei reati e riducendo la probabilità di resistenza o reazione. Questa dinamica di gruppo amplificava la loro aggressività e determinazione, trasformando le vie cittadine in palcoscenici di prevaricazione.

Le Vittime Predilette della Gang

Le vittime prescelte dal gruppo criminale erano, quasi esclusivamente, ragazze giovani o persone considerate vulnerabili. Questa selezione mirata non era casuale, ma rifletteva una strategia deliberata per massimizzare il successo delle aggressioni e minimizzare i rischi. Le ragazze più giovani, spesso sole o in piccoli gruppi, venivano percepite come meno propense a reagire fisicamente o a chiedere aiuto in modo tempestivo. Le "persone considerate vulnerabili" potevano includere individui che apparivano fisicamente fragili, distratti o che mostravano segni di minor assertività. L'età delle vittime variava, ma spesso rientrava nella fascia adolescenziale o della prima età adulta, con una chiara preferenza per coloro che potevano essere facilmente intimoriti.
La scelta di queste vittime era motivata da una combinazione di fattori: la minore probabilità di incontrare resistenza, la facilità di intimidazione e la percezione che tali individui fossero meno inclini a denunciare o a seguire l'iter giudiziario, complice anche l'imbarazzo o la paura di ritorsioni. L'impatto psicologico su queste vittime era spesso significativo, andando oltre il mero danno materiale. Molte hanno riportato stati di ansia, paura di frequentare le zone colpite e un generale senso di insicurezza. La violenza, seppur non sempre fisica in senso stretto, era comunque psicologicamente devastante, alterando la percezione di sicurezza personale e la fiducia negli spazi pubblici. Questa selezione mirata delle vittime non solo evidenziava la crudeltà del gruppo, ma anche una lucida strategia criminale nella scelta dei bersagli più deboli e indifesi.

Il Profilo delle Indagate e i Precedenti

Caratteristiche Comportamentali e Segnalazioni Passate

Le due sedicenni sottoposte alle misure cautelari, una nata a Padova e l'altra a Monselice, erano già note alle forze dell'ordine e all'Autorità giudiziaria per precedenti segnalazioni. Il loro profilo comportamentale, come delineato dagli investigatori e supportato dalle evidenze raccolte, indicava una personalità fortemente antisociale e refrattaria alle regole. Un'analisi approfondita delle loro condotte reiterate mostrava una marcata inosservanza delle norme sociali e legali, una scarsa empatia verso le vittime e una tendenza alla prevaricazione. Le ragazze apparivano indifferenti alle conseguenze delle loro azioni e mostravano un disprezzo sistematico per l'autorità e per i diritti altrui, un tratto comune nei soggetti con tendenze antisociali e con una chiara propensione alla delinquenza.
Le segnalazioni passate all'Autorità giudiziaria riguardavano una varietà di reati minori e comportamenti problematici, che spaziavano dal piccolo furto, agli atti di bullismo, fino a episodi di disturbo della quiete pubblica e ad alterchi. Questi precedenti, sebbene individualmente meno gravi, delineavano una progressione di condotte illecite e una sempre maggiore audacia. Nonostante le precedenti azioni preventive, tra cui misure disposte dal Questore di Padova, Marco Odorisio, quali l'ammonimento o il divieto di ritorno in specifiche aree della città, le due sedicenni non avevano modificato il loro comportamento. Anzi, la loro partecipazione alla baby gang e l'intensificarsi delle attività criminali suggeriscono che queste misure non abbiano sortito l'effetto desiderato, probabilmente a causa della consolidata dinamica di gruppo e di una radicata problematicità individuale. Gli investigatori le hanno descritte come le più attive all'interno del gruppo di quattro ragazze, le figure trainanti, capaci di influenzare e coinvolgere le altre componenti, accrescendo la pericolosità complessiva della gang. Questo sottolinea come le problematiche comportamentali, se non affrontate adeguatamente in fase precoce, possano sfociare in condotte criminali più gravi, specialmente quando incanalate in dinamiche di gruppo negative.

La Collocazione delle Minorenni

Destinazione in Istituto Penitenziario e Comunità

A seguito dell'esecuzione delle misure cautelari, l'Autorità Giudiziaria Minorile ha disposto per le due sedicenni percorsi distinti, ma entrambi volti al recupero e alla rieducazione, in linea con i principi del diritto minorile che privilegiano l'aspetto rieducativo rispetto a quello meramente punitivo. Una delle minorenni è stata accompagnata all'Istituto Penitenziario Minorile (IPM) di Pontremoli, situato in provincia di Massa Carrara. L'IPM è una struttura di detenzione per minori, ma si distingue dalle carceri per adulti per il suo approccio specificamente orientato alla rieducazione, con attività scolastiche, formative e ricreative. La scelta di una struttura lontana dal contesto di origine ha spesso lo scopo di allontanare il minore dall'ambiente criminogeno e dalle influenze negative che potrebbero aver contribuito al suo comportamento deviante, favorendo un percorso di riflessione e di cambiamento in un contesto nuovo e più controllato.
L'altra sedicenne è stata collocata in una comunità di recupero situata in Calabria. La comunità, a differenza dell'IPM, è un contesto meno restrittivo, spesso a carattere residenziale, che offre un ambiente strutturato e protetto, con un forte focus sul supporto psicologico, sull'assistenza educativa e sulla reintegrazione sociale. Queste comunità lavorano per offrire ai giovani un percorso di crescita personale, attraverso terapie individuali e di gruppo, attività scolastiche e professionali, e un modello di vita basato sul rispetto delle regole e sulla responsabilità. Anche in questo caso, la scelta di una località distante da Padova risponde alla medesima esigenza di recidere i legami con l'ambiente problematico e di offrire una reale opportunità di ricostruire la propria vita in un contesto differente e più sano, lontano da eventuali condizionamenti negativi.
Le decisioni relative alla collocazione delle minorenni sono state prese dal Tribunale per i Minorenni, che valuta attentamente ogni singolo caso, tenendo conto della gravità dei reati, della personalità del minore, dei suoi precedenti e del potenziale di recupero. L'obiettivo ultimo di tali provvedimenti non è la semplice reclusione, ma piuttosto l'implementazione di percorsi individualizzati che possano portare le ragazze a una consapevolezza dei propri errori, a un cambiamento comportamentale e, in ultima analisi, a una piena reintegrazione nella società come cittadine responsabili. L'operazione della Questura di Padova e le successive misure cautelari sottolineano con forza l'impegno delle forze dell'ordine e della giustizia minorile nel contrastare il fenomeno delle baby gang e della violenza giovanile in città, affrontando non solo la repressione ma anche la necessità di interventi rieducativi mirati per i giovani coinvolti.

Di Leonardo

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