Misurazione dell'attività fisica nei pazienti critici: la sfida dei dispositivi indossabili nella riabilitazione
Negli ultimi anni, l'uso di dispositivi indossabili per monitorare l'"attività fisica" e il comportamento sedentario nei pazienti reduci da una malattia critica ha preso sempre più piede nella ricerca clinica. Questo tipo di monitoraggio, svolto durante la degenza in terapia intensiva e nei mesi successivi alla dimissione, potrebbe rappresentare un punto di svolta nella valutazione e nella promozione della riabilitazione fisica. Tuttavia, persistono grandi incertezze metodologiche, legate sia alla scelta dei dispositivi che alla standardizzazione dei parametri.
Il ruolo dell'attività fisica nella ripresa dopo una malattia critica
Dopo un ricovero in terapia intensiva, molti pazienti affrontano una lunga fase di recupero funzionale, spesso caratterizzata da una grave riduzione della forza muscolare, della mobilità e della capacità di svolgere le attività quotidiane. L'incapacità di tornare ai livelli pre-illness di attività fisica è una realtà diffusa, che può compromettere significativamente la qualità della vita. A questo si aggiunge l'effetto dannoso del comportamento sedentario prolungato, che può aumentare il rischio di insulino-resistenza, disfunzione vascolare e perdita di massa muscolare.
Dispositivi utilizzati: uno scenario eterogeneo
In 22 studi analizzati, sono stati impiegati 11 dispositivi diversi, tra cui l'Actiwatch Spectrum, l'activPAL3 e il SenseWear Armband. Le posizioni più comuni di applicazione sono risultate essere il polso, la coscia e la caviglia, con criteri di validazione, durata di utilizzo e frequenze di campionamento molto variabili. Alcuni dispositivi si sono dimostrati più adatti a rilevare comportamenti posturali (come l'activPAL per il passaggio dalla posizione seduta a quella eretta), mentre altri si sono distinti per la misurazione dei passi.
Una mancanza di standardizzazione preoccupante
Uno dei risultati più rilevanti è l'assenza di protocolli condivisi per l'analisi e l'interpretazione dei dati. La lunghezza dell'epoch (unità di tempo per l'analisi dei dati) varia da 5 a 60 secondi, influenzando in modo significativo il risultato finale. Allo stesso modo, l'intensità dell'attività viene espressa in modi differenti (METs, milligravities, step count), rendendo difficile confrontare i dati tra diversi studi. Inoltre, mancano informazioni sistematiche sulla validità clinica e sulla accettabilità da parte dei pazienti.
Livelli di attività fisica e sedentarietà: un quadro allarmante
Dai dati emerge una realtà chiara: i pazienti critici mostrano livelli di attività fisica estremamente bassi già durante il ricovero in terapia intensiva (fino a 4 passi al giorno) e continuano ad avere uno stile di vita sedentario anche nei mesi successivi. Solo a 18 mesi dalla dimissione, il numero medio di passi si avvicina a quello della popolazione sana, ma rimanendo comunque significativamente più basso. Alcuni pazienti arrivano a trascorrere oltre il 90% della giornata in posizione seduta o sdraiata, con una media di attività fisica che in molti casi non supera i 30 minuti al giorno.
Relazioni con altri indicatori di salute
L'attività fisica rilevata dai dispositivi è risultata positivamente correlata con la forza muscolare, la capacità di esercizio e la qualità della vita (HRQOL). Tuttavia, non sono stati trovati legami solidi con altri indicatori, come i tassi di riospedalizzazione o la funzione cognitiva. Inoltre, l'attuale corpus di ricerca è costituito per lo più da studi osservazionali, e solo uno studio ha testato un programma di mobilità precoce in modo controllato.
Le raccomandazioni emergenti
Dallo studio emergono linee guida pratiche per l'utilizzo dei dispositivi: durata ottimale di utilizzo, posizionamento preferito, soglie per l'attività e la sedentarietà, criteri di validità dei dati. Tra queste, spicca la necessità di considerare protocolli differenziati per questa popolazione rispetto a quelle sane o anziane, con valori soglia adattati alla ridotta capacità funzionale dei pazienti critici.
Conclusioni: una sfida aperta per il futuro della riabilitazione
Il monitoraggio dell'attività fisica tramite dispositivi rappresenta un'opportunità cruciale per personalizzare la riabilitazione e seguire l'evoluzione clinica dei pazienti dopo una malattia critica. Tuttavia, l'attuale frammentazione metodologica e l'assenza di linee guida condivise rappresentano un ostacolo importante. Investire in studi sperimentali, nella validazione dei dispositivi e nello sviluppo di protocolli standardizzati è fondamentale per promuovere un recupero più efficace e ridurre il carico della sedentarietà nella popolazione post-critica.
Solo attraverso un approccio integrato e multidisciplinare si potrà realmente trasformare questa innovazione tecnologica in un strumento terapeutico di valore.
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