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Milano, 25 novembre: Il corteo di Non una di meno contro patriarcato e violenza di genere

Milano è stata nuovamente teatro di un'importante mobilitazione sociale. Il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, migliaia di persone hanno preso parte a un corteo indetto dal movimento "Non una di meno". L'evento ha rappresentato il culmine di iniziative e dibattiti che animano la discussione pubblica su temi cruciali quali il patriarcato e la violenza di genere.

Data e Luogo dell'Evento

La scelta della data, il 25 novembre, non è casuale, essendo la Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, ricorrenza mondiale volta a sensibilizzare sulla gravità e sulla pervasività di questo fenomeno. Milano, hub culturale e sociale italiano, ha ospitato la manifestazione centrale, consolidando il suo ruolo di crocevia per il movimento femminista e transfemminista. Il corteo, partito da Piazza Oberdan, si è snodato per le vie centrali della città, rendendo visibile la protesta e amplificandone la risonanza. La vasta partecipazione ha trasformato le strade milanesi in un fiume di solidarietà e rivendicazione, evidenziando l'urgenza di un cambiamento radicale.

Obiettivo Principale del Corteo

L'obiettivo primario del corteo milanese, come di tutte le manifestazioni organizzate da "Non una di meno", è stato denunciare e contrastare il patriarcato in tutte le sue manifestazioni e la violenza di genere in ogni sua forma. La violenza è intesa non solo come aggressione fisica, ma anche come violenza psicologica, economica, istituzionale, sessuale e quella derivante da discriminazioni legate a orientamento sessuale e identità di genere. Il movimento intende superare una visione episodica della violenza, riaffermandone la natura strutturale e sistemica, profondamente radicata nelle dinamiche di potere patriarcale. La manifestazione ha inoltre ribadito la necessità di un cambiamento culturale profondo, che metta in discussione stereotipi, ruoli di genere predefiniti e dinamiche di oppressione, per costruire una società più giusta, equa e libera da ogni discriminazione e sopruso. L'evento non si è limitato a una semplice protesta, bensì ha rappresentato un'affermazione collettiva di autodeterminazione e resistenza.

Dettagli e Contesto

L'Organizzazione "Non una di meno"

Il movimento "Non una di meno" (NUDM) è una realtà trasversale e auto-organizzata, affermatasi in Italia dal 2016 e ispirata al movimento argentino "Ni Una Menos". NUDM non è un'organizzazione gerarchica tradizionale, bensì una piattaforma aperta che aggrega collettivi, associazioni, attiviste e singoli individui, uniti dalla volontà di lottare contro la violenza di genere e il sistema patriarcale. Il suo approccio è intersezionale, riconoscendo che la violenza non colpisce tutte le donne allo stesso modo e che fattori come classe sociale, etnia, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità e status migratorio intersecano e amplificano le esperienze di oppressione. NUDM promuove un'analisi critica delle radici della violenza, proponendo soluzioni sistemiche che vanno oltre le misure repressive e puntano a una trasformazione sociale complessiva. Il suo impegno si articola attraverso assemblee, dibattiti, azioni di protesta e la formulazione di proposte politiche concrete, come il Piano Anti-violenza dal Basso, che mirano a smantellare le cause strutturali della violenza. La sua forza risiede nella capacità di mobilitare un'ampia partecipazione e di mantenere viva l'attenzione su tematiche spesso marginalizzate.

Slogan e Messaggi Centrali

Slogan e messaggi veicolati attraverso striscioni, cartelli e cori hanno rappresentato il cuore pulsante del corteo milanese. Lo slogan principale, "Sabotiamo guerre e patriarcato contro la violenza maschile sulle donne e di genere", ha sintetizzato la visione articolata del movimento. Questo slogan evidenzia una connessione intrinseca tra diverse forme di oppressione: le guerre, intese come manifestazioni estreme di violenza patriarcale e capitalista, e il patriarcato, quale sistema strutturale che alimenta la violenza sulle donne e le persone LGBTQIA+. Il messaggio sottolinea che la violenza di genere non è un fenomeno isolato o una questione privata, ma il risultato di un sistema che perpetua disuguaglianze e prevaricazioni. Altri messaggi hanno richiamato l'attenzione sulla necessità di servizi di supporto adeguati per le vittime, sulla richiesta di giustizia e pene certe per i responsabili, sulla critica alle politiche di austerity che tagliano i fondi ai centri antiviolenza e sulla rivendicazione di autodeterminazione sui corpi e sulla vita. La diversità dei messaggi rifletteva la natura inclusiva e intersezionale del movimento, che abbraccia le istanze di tutte le persone oppresse dal sistema patriarcale.

Percorso della Manifestazione

Il corteo, partito da Piazza Oberdan, si è snodato attraverso le arterie principali del centro di Milano, trasformando il tessuto urbano in uno spazio di protesta e visibilità. La scelta del percorso non è mai casuale; attraversare vie trafficate e aree di grande visibilità pubblica massimizza l'impatto della manifestazione, portando i messaggi del movimento direttamente tra i cittadini, oltre la ristretta cerchia degli attivisti. I manifestanti, con bandiere, striscioni colorati e cori, hanno percorso Corso Buenos Aires, una delle principali vie commerciali, per poi dirigersi verso altre piazze e incroci nevralgici, fino a raggiungere un punto finale simbolico, come Piazza Duomo o Piazza San Babila, dove si sono tenuti gli interventi conclusivi. Questo itinerario ha permesso di intercettare un vasto pubblico, coinvolgere i passanti e garantire una copertura mediatica più ampia, rendendo la voce del movimento non solo udibile ma anche ineludibile per l'intera città. La partecipazione, stimata in migliaia di persone, ha riempito le strade, sottolineando la forza e la determinazione del corteo.

Significato e Scopo

La Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne

La Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, celebrata ogni 25 novembre, ha una profonda valenza storica e simbolica. Istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999, la data commemora l'assassinio delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche dominicane, avvenuto nel 1960 per ordine del dittatore Rafael Trujillo. Questo evento ha trasformato le sorelle Mirabal in un simbolo globale della resistenza contro tirannia e violenza sulle donne. La giornata è dedicata alla sensibilizzazione globale e all'appello per l'azione politica contro la violenza di genere, che rimane una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti a livello mondiale. Oltre a ricordare le vittime, l'obiettivo è promuovere politiche e leggi a tutela delle donne, garantire accesso alla giustizia e ai servizi di supporto e sfidare le norme sociali che perpetuano discriminazione e violenza. Il movimento "Non una di meno" interpreta questa giornata non solo come un momento di ricordo, ma come un'opportunità per riaffermare la necessità di una mobilitazione continua e di una lotta strutturale contro le radici patriarcali della violenza, andando oltre la semplice consapevolezza per chiedere cambiamenti concreti e incisivi.

Il Ricordo delle Vittime di Femminicidio

Un aspetto centrale del corteo milanese e delle iniziative legate al 25 novembre è il profondo richiamo alla memoria delle vittime di femminicidio. Il termine "femminicidio" non si riferisce semplicemente all'uccisione di una donna, ma indica l'omicidio di donne e ragazze in quanto tali, perpetrato per motivi legati al genere, spesso da parte di partner o ex-partner, o in contesti di violenza domestica e misoginia. Questi tragici eventi sono simboli evidenti di una violenza ancora troppo diffusa e sistemica. Durante la manifestazione, è comune leggere ad alta voce i nomi delle vittime, ricordate su striscioni o attraverso simboli come le scarpe rosse, che rappresentano un monito e una ferita aperta nella coscienza collettiva. Questo rito di memoria collettiva non è solo un atto di pietà, ma anche una potente denuncia politica: mira a sottrarre le vittime all'anonimato e a restituire loro dignità, trasformando il dolore in forza propulsiva per il cambiamento. Ricordare i nomi significa anche ribadire che ogni femminicidio è il fallimento di una società intera e che la prevenzione non può più essere rimandata. L'obiettivo è spingere istituzioni e cittadinanza a prendere coscienza della gravità del fenomeno e a implementare strategie efficaci per eradicare la violenza di genere alla radice, garantendo un futuro in cui "non una di meno" debba subire tale orrore.

Di Leonardo

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