Microbioma prostatico e urinario: una nuova chiave per capire e combattere il tumore alla prostata
Il tumore alla prostata è la neoplasia più diagnosticata negli uomini in molti Paesi industrializzati. Nonostante i progressi di chirurgia, radioterapia e ormonoterapia, la malattia resta complessa e, nelle forme avanzate, ancora difficile da controllare. Negli ultimi anni i ricercatori hanno individuato un nuovo protagonista: il microbioma, l'insieme dei microrganismi che vivono nel nostro corpo. Capire come questo ecosistema influenzi l'origine e l'evoluzione del cancro potrebbe aprire strade inedite per diagnosi, prevenzione e terapie.
Cos'è il microbioma e perché interessa l'oncologia
Con il termine microbioma si indicano batteri, virus, funghi e altri microrganismi che popolano organi e superfici del corpo umano. Queste comunità modulano l'immunità, producono metaboliti utili (o nocivi) e possono innescare stati di infiammazione cronica. Se la ricerca ha già collegato squilibri del microbioma intestinale a tumori come quello del colon, solo di recente si è rivolto lo sguardo ai distretti urogenitali, in particolare alla prostata.
Dalla «ghiandola sterile» a ecosistema complesso
Per decenni si è ritenuto che la prostata fosse priva di germi. Tecniche di sequenziamento di nuova generazione hanno smentito l'ipotesi, mostrando una sorprendente diversità batterica che varia da paziente a paziente e perfino tra aree diverse della stessa ghiandola. In molti campioni tumorali sono stati isolati Escherichia, Acinetobacter, Pseudomonas e, soprattutto, Cutibacterium acnes, oltre a tracce di virus, funghi e parassiti.
Questi microrganismi possono creare micro‑siti di infiammazione locale che, nel tempo, favoriscono alterazioni cellulari pre‑cancerose. Tuttavia, il quadro è eterogeneo: in alcuni studi la composizione microbica differisce tra cancro e iperplasia benigna, in altri le differenze si attenuano, segno che contano fattori come etnia, dieta, ambiente e protocolli di campionamento.
Urine e secrezioni prostatiche: finestre non invasive sul microcosmo interno
Campionare il tessuto prostatico richiede biopsie, ma l'analisi di urina o di secrezioni raccolte dopo massaggio prostatico offre una via più semplice. Nelle urine degli uomini con tumore si osservano spesso una riduzione di Lactobacillus e un aumento di generi potenzialmente pro‑infiammatori come Streptococcus e Prevotella. Non è ancora chiaro, però, quanto queste variazioni riflettano il vero profilo della prostata, poiché l'urina trasporta anche batteri di uretra e vescica.
Il caso emblematico di Cutibacterium acnes
Fra tutti i microrganismi, Cutibacterium acnes (il batterio già noto per l'acne giovanile) spicca per frequenza di isolamento nei campioni tumorali e nei fluidi prostatici. Studi in vitro mostrano che può penetrare nelle cellule epiteliali, attivare vie come NF‑κB, STAT3 e cGAS-STING, e indurre il rilascio di citochine (IL‑6, IL‑8, TNF‑α) che alimentano l'infiammazione cronica.
Non tutti i dati, però, sono concordi.* In alcuni cohorti C. acnes è presente anche in tessuti benigni o iperplastici; altre ricerche non trovano correlazioni con la gravità tumorale. È possibile che contino sottotipi diversi del batterio (la variante di tipo II appare più associata al cancro) o differenze nei metodi di prelievo, dato che contaminazioni cutanee possono falsare i risultati.
Oltre i batteri: il ruolo di virus, funghi e parassiti
Nel tessuto prostatico sono stati individuati virus oncogeni come HPV‑16, HPV‑18 ed EBV, nonché funghi (Candida, dermatofiti) e persino nematodi. La loro presenza, da sola, non basta a causare il tumore, ma potrebbe cooperare con l'assetto batterico creando un microambiente alterato e immunodepresso.
Tecniche di indagine e loro limiti
Sequenziamento 16S rRNA: economico ma poco sensibile ai batteri rari.
Metagenomica shotgun: copertura ampia fino al livello di specie, ma costosa e soggetta a contaminazione del DNA umano.
Colture anaerobiche mirate: utili per confermare la vitalità di ceppi difficili da crescere.
La prostata è un tessuto a basso contenuto microbico: basta una minima impurità di laboratorio o della pelle per distorcere i dati. Per questo sono in crescita le biopsie trans‑perineali, che riducono il rischio di trascinare batteri intestinali.
Implicazioni cliniche
Biomarcatori: firmare microbiche, in particolare la combinazione di C. acnes con altri generi, potrebbero affiancare o migliorare il PSA nel distinguere tumori aggressivi da forme indolenti.
Prevenzione: strategie che mantengano un microbioma sano (dieta, probiotici mirati, controllo di infezioni urinarie ricorrenti) potrebbero ridurre l'infiammazione prostatica di lunga data.
Terapie innovative: nel futuro si prospettano
antibiotici di precisione o peptidi battericidi contro ceppi pro‑tumorali;
trapianto di microbiota (o di metaboliti batterici) per ripristinare l'equilibrio;
combinazioni di immunoterapia e modulazione microbica per potenziare la risposta anti‑tumorale.
Che cosa manca da chiarire
La causalità: il microbioma modifica il rischio di cancro o il tumore cambia il microbioma?
Il ruolo di fattori genetici dell'ospite nella scelta dei microrganismi che colonizzano la prostata.
Standardizzazione di protocolli di prelievo e analisi, per rendere confrontabili gli studi.
Conclusione
Il microbioma prostatico e urinario rappresenta una frontiera affascinante e promettente. Anche se la ricerca è ancora giovane, il dialogo costante fra batteri, sistema immunitario e cellule tumorali suggerisce che la salute (o la malattia) della prostata non dipenda solo dagli ormoni o dalla genetica, ma anche da questo invisibile esercito di microrganismi. Approfondire questi rapporti potrà condurre a test diagnostici più precisi, programmi di prevenzione personalizzati e terapie innovative, capaci di colpire il tumore agendo anche sul suo microcosmo più nascosto.
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