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L’eleganza: dono o modo d’essere?

Analizzando la società moderna, riscontriamo una spaventosa scarsità di eleganza, non solo nel modo di abbigliarsi, ma anche in quello di esprimersi, atteggiarsi e di porsi nei confronti degli altri. Protagonismo, esibizionismo e propensione costante all’esagerazione del dire e del fare gareggiano, ma attenzione a non cascare verso il cattivo gusto della volgarità. Quando si parla di eleganza, non basta pensare banalmente alla nota attrice che esce fuori da una stratosferica limousine americana, né ad una donna che va a teatro sotto una coltre di pelliccia e gioielli. Quando si parla di eleganza, basta pensare alla semplicità, alla spontaneità, alla naturalezza di essere se stessi anche controcorrente, senza appariscenza né ostentazione, ma solo con molto gusto. Il termine eleganza, infatti, deriva dal latino eligére, scegliere. Parola di rilevanza capitale, sgorgante da un’azione ben definita, frutto della propria autonomia e personalità. La scelta procura gusto, cura, attenzione, misura, gentilezza ed armonia. Solo chi è armonioso con se stesso, potrà essere elegante. Elegante in viso, nelle forme, nel portamento, nel modo di esprimersi cortesemente, di scrivere, di vestire e di concepire il bello. In poche parole, essere semplicemente se stesso nel mondo. E non è vero che l’eleganza sia un dono, o un talento di pochi, piuttosto credo sia dentro ognuno di noi, e dovremmo estrapolarla senza timori, soprattutto in tempi come questi. D’altronde, come dice il grande Armani: “l’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare”.

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Sara Priolo – Coccahs

Di Gaetano

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