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L'amore che meriti: Sopravvivere alla fine di una relazione

Può succedere, prima o poi, di dover sperimentare la fine di una relazione amorosa. Certo, una storia d'amore non si chiude dall'oggi al domani. Dubbi e sentimenti contrastanti vanno ascoltati, metabolizzati, messi a tacere e poi riconsiderati. Finché arriva un giorno in cui tutte le incertezze prendono una forma definitiva, una sorta di punto di non ritorno in cui si trova coraggio e si dice basta. Ma prima di allora, soprattutto in una relazione lunga e importante, il limbo può essere logorante e decidere non sempre è così facile.
Chiudere un rapporto comporta una sofferenza emotiva e fisica di non poco conto. La reazione più comune quando una relazione che durava da tempo finisce è l'incertezza del futuro: la rottura ci fa catapultare in una situazione del tutto nuova, in un territorio inesplorato, quella della singletudine. Tutto è interrotto: la routine cambia, così come le nostre responsabilità verso la gestione della casa; i rapporti con la famiglia e con gli amici sono diversi, e anche la nostra stessa identità subisce una trasformazione. Le domande che comunemente possono passarci per la testa sono: che cosa sarà della mia vita senza di lui/lei? Troverò mai un'altra persona con la quale entrare in sintonia, alla quale dare ancora fiducia? Rimarrò solo/a? Queste incognite sembrano apparire peggiori rispetto al continuare a vivere un rapporto infelice e/o conflittuale.
Per quale motivo soffriamo per la fine di un amore? E' qualcosa di assolutamente naturale soffrire per la perdita di un amore importante. Non significa che siamo scarsamente indipendenti, poco autonomi o emotivamente immaturi, significa solo che siamo umani e, in quanto umani, abbiamo bisogno degli altri, di relazioni privilegiate, di legami di attaccamento.
Fin dalla nascita, i nostri comportamenti sono orientati da un bisogno indispensabile: quello di avere una figura di riferimento supportiva con cui instaurare un rapporto privilegiato e che sia in grado di prendersi cura di noi con affetto e calore (Bowlby, 1989). Questo bisogno coinvolge tutti noi e ci accompagna per tutta la vita. Quello che cambia è la natura del legame che da verticale, ovvero un legame caratterizzato da uno "sbilanciamento", in cui una figura competente si prende cura di un'altra (rapporto caregiver-bambino), diventa progressivamente orizzontale.
Le relazioni di coppia sono (o meglio dovrebbero essere) relazioni di attaccamento orizzontali; ciò significa che entrambi i partner sono in grado di prendersi cura dell'altro, di accogliere le richieste di vicinanza e di conforto, di dimostrare affetto e aprirsi all'intimità (Attili, 2004). Alla luce di quanto scritto, appare più comprensibile la sofferenza quando si chiude una storia d'amore. Di fatto perdiamo un punto di riferimento, perdiamo chi rispondeva al nostro bisogno innato e biologicamente determinato di attaccamento, chi ci forniva vicinanza e supporto.
Pensavi fosse amore! Chi non si è mai trovato nella durissima situazione di essere consapevole che la propria relazione non ha futuro e non avere comunque il coraggio di troncare? Un limbo dal quale non è semplice uscire. Perché quando ci siamo dentro, non riusciamo ad individuare alcune ragioni che dall'esterno sembrano invece così scontate. Che si tratti di un rapporto iniziato apparentemente bene, di amicizia o casuale, se una persona non è interessata a proseguire il cammino con noi o ce lo rende infelice, bisogna trovare il coraggio di riprendere in mano la propria vita e rivalutarla al singolare.
Quando è giusto chiudere una relazione, chiedersi perché restare in un rapporto senza uscita, fiduciosi che diventerà qualcosa di più, non è la soluzione. Anzi. E' un'illusione dannosa. Non si può certo generalizzare, perché ogni relazione fa storia a sé, ma sia che si tratti di una persona che rifugge l'impegno, sia che sia in un momento di passaggio, sia che realmente non ha interesse a prendersi cura di noi, indugiare nelle medesime condizioni non fa andare avanti il rapporto e fa perdere di vista se stessi.
A questo proposito molti si chiedono: quando è il momento adeguato per chiudere una relazione? Come possiamo capire che non ci sono più speranze? In realtà, ogni coppia è un mondo a sé, è difficile fare delle generalizzazioni, ma ci sono alcune domande che possono aiutare molti a decidere!

  1. Il problema o i problemi che hanno portato a questo punto hanno una soluzione? Vale la pena ricordare che la maggior parte dei problemi di coppia sono risolvibili, ma in molti casi uno dei due non è disposto a cedere o rinunciare/sostituire a principi e valori personali. Il che ci conduce alla seconda domanda:
  2. Siamo entrambi disposti a compromessi e fare dei cambiamenti per salvare il nostro rapporto e superare questa battuta d'arresto? Il termine "membro" indica già che entrambe le persone devono sforzarsi di fare in modo che il rapporto possa continuare, se uno dei due si sforza di cambiare e l'altro meno, è molto difficile riuscire a risolvere il problema. Quando in un rapporto una persona dà e l'altro semplicemente riceve, prima o poi, questo squilibrio terminerà per causare dei problemi.
  3. Mi piacerebbe avere questa persona accanto a me nei prossimi cinque o dieci anni? Immagina di spostarti nel futuro e pensa se il tuo partner attuale è la persona che desideri avere al tuo fianco. Ti piacerebbe invecchiare al suo fianco? In caso contrario è meglio tagliare subito.
  4. Sono convinta/o di amarlo/a? Evita di auto-ingannarti: niente sarà più come prima. Spesso le persone si aggrappano disperatamente a una relazione che è già finita da tempo. Lo fanno perché sono ancora innamorate, perché non ammettono il fallimento o perché hanno paura di cambiare... i motivi sono tanti, ma tutti portano ad auto-ingannarsi. Cioè, a pensare che quando il problema sarà risolto tutto tornerà come prima.
  5. Mi capita di nutrire del rancore nei suoi confronti? Quando un problema di coppia è così grave che uno dei due membri valuta la possibilità di interrompere il rapporto, è perché si è prodotta una profonda ferita emotiva. Le ferite a livello emotivo sono le più difficili da curare e spesso restano aperte, così che si infettano di nuovo con il minimo stimolo. L'esempio più emblematico è quando si verifica un tradimento. La persona tradita si mostrerà probabilmente sospettosa e, anche se probabilmente dice di avere perdonato il partner, approfitta della minima opportunità per rinfacciargli l'errore commesso. A quel punto la vita quotidiana si trasforma in un inferno di gelosia e insicurezza.

Ovviamente, in questi casi continuare con il rapporto serve solo a gettare più legna sul fuoco. Pertanto, prima di decidere se il rapporto può continuare, si dovrebbe essere pronti ad accettare che nulla sarà mai più come prima. Qualcosa sarà cambiato, il vaso si è rotto, anche se non si vede chiaramente dall'esterno. Tutto questo non significa che non vi è più la possibilità di tornare a essere felici insieme, ma solo che sarà necessario lavorare molto duramente per ritrovare la fiducia reciproca.
Porsi queste domande è fondamentale perché siamo talmente impegnati e viviamo così di fretta, che restiamo per anni in una relazione che non ci rende felici solo perché è più facile non farsi troppe domande. Le relazioni, per loro stessa natura, cambiano, si evolvono, sono come organismi viventi. Se una relazione comincia a starci stretta, a non essere più soddisfacente, ci si può lavorare in molti modi. Prima di tutto, però, bisogna ammettere con se stessi che c'è un problema. Lo step successivo è capire quanto sia importante per noi superarlo. E questo non significa porre fine al proprio rapporto di coppia ma semplicemente un invito a fare una riflessione seria al riguardo. Cerca di capire se è il momento di andare avanti per la tua strada o se, invece, ci sono dei problemi su cui vale la pena lavorare.
Non esiste relazione in cui non si viene delusi! Esistono, però, rapporti in cui le persone coinvolte si impegnano a considerare il punto di vista e il vissuto dell'altro, a comunicare, a riconoscere le proprie responsabilità e a fare del proprio meglio per riparare alle rotture relazionali.

Di Gaetano

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