Un genoma di 4.800 anni che riscrive la storia dell’Antico Egitto
Per la prima volta gli scienziati hanno ricostruito l'intero DNA di un abitante dell'Antico Egitto, vissuto circa 4.800 anni fa durante l'epoca delle prime piramidi. L'impresa, considerata impossibile per decenni a causa del clima caldo e dei delicati processi di mummificazione, apre una nuova finestra sull'evoluzione genetica del Nord Africa e sui rapporti con il Vicino Oriente.
Dalla ceramica al laboratorio: una scoperta fortuita
Il campione proviene da un vaso funerario rinvenuto nel 1902 nel sito di Nuwayrat, a 265 km a sud del Cairo.
Il defunto, sepolto in una giara di terracotta e non imbalsamato, apparteneva a una classe sociale intermedia: abbastanza agiata da meritare un contenitore pregiato, ma non fra l'élite dei faraoni.
I denti sono stati la chiave: lo smalto ha protetto frammenti di DNA antico ancora leggibili, contro ogni previsione.
Il processo di sequenziamento
Estrazione: solo due denti su più campioni hanno fornito sufficiente materiale genetico.
Pulizia e filtraggio: i ricercatori hanno separato il DNA autentico dalle contaminazioni moderne, verificando le tipiche lesioni chimiche che contraddistinguono il materiale antico.
Assemblaggio: milioni di frammenti sono stati ricomposti in un genoma completo attraverso algoritmi di confronto con banche dati mondiali.
Cosa racconta il profilo genetico
Origini nordafricane: circa il 65 % del corredo genetico richiama gli agricoltori neolitici del Sahara verde di 6.000 anni fa.
Legame mesopotamico: il restante 35 % presenta affinità con popolazioni dell'odierna Mesopotamia, all'epoca culla della civiltà sumera. Non è chiaro se si tratti di un contatto diretto o di una catena di migrazioni intermedie.
Linea paterna: il cromosoma Y conferma che si trattava di un uomo.
Indizi sulla vita quotidiana
Artrite e osteoporosi suggeriscono un'età avanzata - probabilmente oltre 60 anni, eccezionale per l'epoca.
Erosioni articolari e posizionamenti dei denti indicano un lavoro manuale svolto in posizione raccolta, compatibile con l'attività di vasaio.
L'assenza di mutilazioni o segni di violenza sullo scheletro dipinge un'esistenza relativamente pacifica.
Perché è un risultato storico
Clima ostile: il caldo accelerava il degrado del DNA; la mummificazione - con sale, resine e oli - lo danneggiava ulteriormente.
Decenni di tentativi falliti: i primi esperimenti degli anni '80 furono minati da contaminazioni moderne.
Tecnologia avanzata: nuovi protocolli di laboratorio e software di ricostruzione hanno reso possibile ciò che era impensabile.
Implicazioni per la ricerca
Ricostruzione dei flussi migratori tra Africa settentrionale e Medio Oriente nella preistoria.
Confronto con i genomi di mummie più recenti per tracciare l'evoluzione della popolazione egiziana.
Musei e collezioni: reperti conservati all'estero, spesso da oltre un secolo, si rivelano miniere di informazioni genetiche.
Limiti e prospettive future
È un singolo individuo: servono molti altri genomi per disegnare un quadro demografico rappresentativo.
Le ossa datano l'Antico Regno, periodo di costruzione delle piramidi; restano da esplorare epoche successive e contesti sociali differenti.
Laboratori egiziani stanno potenziando le proprie competenze: in futuro il sequenziamento potrebbe avvenire in loco, riducendo la dipendenza da centri esteri.
Conclusioni
Sequenziare il primo genoma completo dell'Antico Egitto non è solo un traguardo tecnico: è un atto di archeologia molecolare che fonde storia, genetica e antropologia. Ogni nuova mappa del DNA aggiunge dettagli ai percorsi dell'umanità attraverso il tempo e lo spazio, portando alla luce legami insospettati e confermando antiche connessioni culturali. Il viaggiatore di Nuwayrat ci ricorda che la nostra identità è un mosaico di incontri, migrazioni e scambi, scolpito tanto nei monumenti di pietra quanto nelle basi azotate dei nostri geni.
FONTE