Diete carnivora e chetogenica: possono davvero aiutare l’obesità pediatrica?
L'obesità infantile è in rapida crescita e apre la strada a malattie come diabete di tipo 2, ipertensione e disturbi cardiovascolari già in età scolare. Le linee guida classiche puntano su poche proteine, molte verdure e un taglio moderato di calorie, ma i risultati non sempre sono convincenti. Un gruppo di ricercatori statunitensi ha passato in rassegna la letteratura degli ultimi vent'anni proponendo due approcci alternativi - la dieta chetogenica e la sua variante più estrema, la dieta carnivora - come possibili strategie temporanee per ridurre peso, glicemia e rischio metabolico nei bambini. Ecco, in parole semplici, che cosa hanno scoperto.
Che cosa sono queste diete
Piano alimentare Carboidrati Proteine Grassi "buoni" Fonti vegetali
Dieta carnivora | Molto bassi | Alti | Alti | Nessuna |
Dieta chetogenica | Molto bassi | Moderati | Alti | Sì, ma pochissimi |
Dieta standard consigliata | Moderati | Bassi | Moderati | Non specificato |
Chetogenica (o "keto"): drasticamente povera di carboidrati (≤ 10 % delle calorie), ricca di grassi e sufficiente in proteine. Mantiene l'organismo in uno stato di chetonemia che brucia grassi al posto dello zucchero.
Carnivora: spinge ancora più in là il concetto keto eliminando del tutto i vegetali e puntando su cibi di origine animale (carne, uova, pesce, latticini grassi). Di fatto è una keto "iperproteica".
Perché dovrebbero funzionare
Riduzione della glicemia - Pochi carboidrati significano meno picchi di zucchero e di insulina; l'organismo utilizza chetoni e amminoacidi per produrre energia.
Aumento della sazietà - Le proteine richiedono più tempo per essere digerite e bloccano l'appetito, aiutando a mangiare meno calorie senza fame costante.
Lipolisi accelerata - In carenza di glucosio, il corpo libera e ossida il grasso immagazzinato, con calo rapido del peso e del tessuto adiposo viscerale.
Effetto metabolico positivo - Studi su adulti mostrano cali di HbA1c, trigliceridi, LDL "cattivo" e pressione arteriosa. I primi dati pediatrici, seppur limitati, vanno nella stessa direzione.
Possibile protezione neurologica - La chetosi è già usata contro l'epilessia infantile e potrebbe migliorare microbiota, umore, concentrazione e perfino sviluppo cerebrale grazie a un migliore bilancio di neurotrasmettitori.
Principali risultati emersi dalla revisione
Peso e composizione corporea: nei bambini con obesità moderata due cicli di dieta chetogenica di 4‑6 settimane intervallati da alimentazione mediterranea di mantenimento hanno prodotto perdite stabili di 6‑8 kg senza recupero nel follow‑up di un anno.
Controllo glicemico: in piccoli trial la keto ha abbassato la glicemia a digiuno fino al 25 % e l'HbA1c di 1‑1,5 punti, permettendo in alcuni casi di ridurre l'insulina o evitarne l'avvio.
Profilo lipidico: HDL in aumento, trigliceridi in calo; il colesterolo totale non subisce oscillazioni significative purché si scelgano tagli di carne non eccessivamente grassi.
Comorbidità: miglioramento di steatosi epatica, marcatori infiammatori (PCR, IL‑6) e pressione arteriosa in 8‑12 settimane.
Rischi e dubbi ancora aperti
Carenze micronutrienti - Eliminare frutta e verdura può ridurre fibre, vitamina C, folati e fitonutrienti antiossidanti; servono integratori mirati.
Calcio e reni - Alcuni bambini in keto mostrano un lieve aumento del rapporto calcio/creatinina nelle urine, potenziale preludio a calcoli renali: va monitorato.
Sostenibilità - Rispettare regole rigide (≤ 20 g di carboidrati al giorno) è difficile per famiglie e scuole; uso consigliato solo per periodi brevi (4‑12 mesi) sotto controllo medico.
Dati a lungo termine - Mancano studi oltre i 2‑3 anni nell'età evolutiva; non sappiamo se possano emergere effetti su crescita staturo‑ponderale, salute ossea o assetto ormonale.
Impatto psicosociale - Restrizioni estreme possono isolare il bambino dai contesti sociali legati al cibo e creare rapporto ansiogeno con l'alimentazione.
Indicazioni pratiche se si vuole provare
Equipe multidisciplinare - Pediatra, dietista e, se possibile, psicologo per pianificare, educare la famiglia e verificare l'aderenza.
Durata limitata - Impostare cicli di 4‑8 settimane con momenti di reintroduzione controllata di carboidrati complessi (es. dieta mediterranea, basso indice glicemico).
Monitoraggio laboratoristico - Peso, circonferenza vita, glicemia, pannello lipidico, vitamina D, ferro, magnesio, calcio urinario, funzionalità renale e epatica ogni 1‑3 mesi.
Qualità delle proteine - Prediligere tagli magri, pesce azzurro ricco di omega‑3, uova e latticini fermentati; limitare carni processate.
Attività fisica regolare - Almeno 60 minuti al giorno di movimento a intensità moderata per sostenere il deficit calorico e preservare la massa muscolare.
Dove serve più ricerca
Trial randomizzati con gruppi di controllo che confrontino dieta standard, keto e carnivora su campioni > 200 bambini.
Follow‑up quinquennali per valutare crescita, ormoni puberali, densità ossea e performance scolastica.
Studi nutrigenomici per identificare i profili genetici che rispondono meglio (o peggio) alla chetosi prolungata.
Protocolli "cycling" (intermittenza keto/mediterranea) per massimizzare benefici e minimizzare carenze.
Conclusioni
Le diete chetogenica e, ancor più, carnivora promettono calo ponderale rapido, miglior controllo glicemico e riduzione dei fattori di rischio cardiometabolico anche nei più piccoli. Ma l'assenza di dati robusti sul lungo periodo e il potenziale rischio di carenze nutrizionali impongono prudenza. Se applicate, dovrebbero essere terapie alimentari di breve durata, seguite da un piano di mantenimento equilibrato, ricco di fibre e micronutrienti. In attesa di studi clinici più solidi, restano un'opzione sperimentale da valutare caso per caso insieme a specialisti, senza dimenticare che movimento, educazione alimentare e supporto familiare restano le basi irrinunciabili per sconfiggere l'obesità pediatrica.
FONTE