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ChatGPT e il cervello umano: cosa succede quando l’intelligenza artificiale scrive con noi?

L'uso di ChatGPT e, più in generale, dell'intelligenza artificiale (IA) sta trasformando il nostro modo di cercare informazioni, studiare e produrre testi. Ma cosa accade nel nostro cervello quando affidiamo parte del processo creativo a un chatbot? Un recente studio sperimentale ha provato a misurare l'attività cerebrale di studenti universitari impegnati a scrivere brevi saggi con o senza il supporto di strumenti digitali. I risultati, pur preliminari, alimentano il dibattito su come le tecnologie AI influenzino la nostra creatività, la memoria e lo sforzo cognitivo.

Obiettivo dello studio

L'esperimento aveva un obiettivo chiaro: capire se e come l'uso di un modello linguistico avanzato (ChatGPT) riduca l'attivazione delle aree corticali coinvolte nella scrittura, rispetto a:

  1. una ricerca tradizionale con Google (senza risposte generate da IA);

  2. la stesura "a mano libera", senza alcun accesso a Internet.

Metodo sperimentale

  • Campione: 60 studenti, 18-39 anni, provenienti da cinque università statunitensi.

  • Compito: redigere brevi saggi (20 minuti) su domande di attualità e logica, simili a quelle dei test SAT.

  • Condizioni: tre gruppi - solo ChatGPT, solo Google, nessuno strumento online.

  • Misura fisiologica: registrazione con elettroencefalografia (EEG) attraverso un casco di elettrodi che cattura le piccole variazioni di tensione generate dall'attività neuronale.

  • Fase di crossover: un sottoinsieme di 18 partecipanti ha cambiato condizione per un quarto saggio, permettendo di osservare gli effetti immediati del passaggio con o senza AI.

Risultati principali

  1. Connettività neurale più ampia nel gruppo "senza strumenti", con maggiore comunicazione fra le regioni posteriori (elaborazione visiva) e frontali (decisione e ragionamento).

  2. Attivazione prevalente delle aree visive e di memoria nel gruppo Google, a indicare un impegno maggiore nella lettura e nella selezione delle fonti online.

  3. Minor connettività nel gruppo ChatGPT: il cervello sembra "delegare" parte del carico cognitivo al chatbot, riducendo l'interazione fra reti corticali.

Interpretazioni possibili

  • Un cervello "più attivo" non è sempre sinonimo di "migliore": può indicare sia un coinvolgimento profondo sia un surplus di sforzo.

  • La dipendenza da AI nelle fasi iniziali di ideazione potrebbe abbassare l'impegno mentale anche quando lo strumento viene successivamente tolto.

  • Introducendo l'IA solo dopo un primo brainstorming autonomo, si osserva talvolta un aumento - non una diminuzione - della connettività, suggerendo che la tempistica d'uso può fare la differenza.

Limiti dello studio

  • Campione ridotto e osservazione di breve durata: non sappiamo se gli effetti persistano nel lungo periodo.

  • Il contesto accademico non replica l'uso quotidiano dell'IA, spesso più dialogico e iterativo.

  • Lo studio è in pre‑print e non ancora vagliato da revisione paritaria, perciò le conclusioni vanno considerate provvisorie.

Implicazioni pratiche

  • Gli educatori possono sfruttare ChatGPT come tutor personalizzato, guidando gli studenti a formulare domande e a riflettere criticamente, più che a ottenere risposte pronte.

  • Un uso equilibrato dell'IA può liberare risorse mentali per le fasi di analisi critica, senza sostituire la pratica necessaria a sviluppare competenze di scrittura e pensiero creativo.

  • In ambito lavorativo, alternare momenti di produzione autonoma e supporto AI può ottimizzare sia la qualità del testo sia il benessere cognitivo.

Consigli per un uso consapevole di ChatGPT

  1. Brainstorming iniziale senza AI: stimola l'attivazione di reti associative personali.

  2. AI come revisore: usa il chatbot per suggerire miglioramenti stilistici e verificare coerenza logica.

  3. Verifica delle fonti: non dare per scontata l'accuratezza del testo generato; controlla dati e citazioni.

  4. Pausa digitale: alterna sessioni con e senza strumenti online per mantenere allenate le funzioni esecutive.

  5. Metacognizione: rifletti su come cambia il tuo modo di pensare quando interagisci con l'IA.

Conclusioni

Lo studio rafforza l'idea che l'intelligenza artificiale non sia né una panacea né un nemico della mente: tutto dipende da come e quando la utilizziamo. Integrare consapevolmente ChatGPT nelle attività di scrittura può offrire vantaggi significativi, a patto di non trascurare l'esercizio cognitivo autonomo che alimenta la nostra creatività e la capacità di pensare in modo critico. La chiave è trovare un equilibrio che valorizzi sia il potenziale della tecnologia sia le straordinarie risorse del cervello umano.
FONTE

Di Gaetano

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