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Tinebra e la Loggia Segreta: Nuove Indagini sulla Strage di Via D'Amelio

La recente rivelazione della Procura di Caltanissetta, che ha portato alla luce concreti indizi sull'appartenenza dell'ex procuratore Giovanni Tinebra, deceduto otto anni fa, a una loggia massonica segreta operante a Nicosia (Enna), scuote profondamente il già complesso panorama delle indagini sui depistaggi relativi alla strage di via D'Amelio. Questa scoperta, emersa nell'ambito di un'inchiesta che sembra riaprire vecchie ferite, solleva inquietanti interrogativi sul ruolo delle istituzioni e della massoneria deviata nel contesto della lotta alla mafia, gettando nuova luce su uno dei capitoli più oscuri della storia italiana. L'importanza di questa rivelazione risiede non solo nell'individuazione di una presunta struttura segreta, ma soprattutto nel possibile collegamento con una delle stragi più atroci e ancora in parte inspiegabili della storia repubblicana.

I. L'inchiesta e il suo contesto: un'eredità pesante

L'inchiesta, condotta dalla Procura di Caltanissetta sotto la guida del procuratore capo Salvatore De Luca, si inserisce in un contesto già gravato da anni di indagini, processi e controversie riguardo ai depistaggi della strage di via D'Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. Giovanni Tinebra, procuratore capo a Nicosia dal 1969 al 1992, figura centrale nel tessuto investigativo iniziale della strage, ricopre un ruolo chiave in questo nuovo capitolo. La sua figura, pur deceduta, viene ora rivisitata sotto una luce completamente diversa, grazie al ritrovamento di nuovi elementi probatori. Il suo profilo, caratterizzato da una carriera di magistrato svolta in un periodo particolarmente delicato per la lotta alla mafia, viene ora esaminato attentamente alla luce delle nuove rivelazioni, alimentando dubbi e sospetti su un possibile conflitto di interessi o compromissioni con ambienti mafiosi e deviati.

II. Le fonti probatorie: frammenti di verità

Le indagini si basano principalmente sull'analisi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia e sulle intercettazioni telefoniche. Un tassello fondamentale è rappresentato dalla testimonianza di Angelo Siino, pentito che negli anni '90, durante un'inchiesta della Procura di Napoli, descrisse i suoi rapporti con Salvatore Spinello, un massone legato a personaggi della criminalità organizzata come Giuseppe Mandalari e Salvatore Salamone. Siino, nelle sue deposizioni, ha tracciato un quadro allarmante, descrivendo l'intento di Spinello di creare una "super loggia" segreta, un'organizzazione trasversale che avrebbe coinvolto esponenti politici, imprenditori e mafiosi, con l'obiettivo di creare una rete di reciproci favori e di penetrazione negli apparati dello Stato. Questa "super loggia", secondo la ricostruzione di Siino, avrebbe operato nell'ombra, influenzando decisioni cruciali e garantendo impunità agli affiliati.
Le intercettazioni telefoniche tra Spinello e Giuliano Di Bernardo, gran maestro della Loggia regolare d'Italia, confermano l'esistenza di una loggia a Nicosia e menzionano un "personaggio estremamente in auge" in posizione di "grande giurisdizione". Spinello, nelle sue conversazioni, fa riferimento a questo individuo come a un membro di fiducia della sua obbedienza, manifestando allo stesso tempo una certa cautela nel trattare con lui per evitare di comprometterlo. Le indagini successive hanno portato all'identificazione di questo "personaggio" con Giovanni Tinebra, consolidando l'ipotesi della sua appartenenza alla loggia segreta. La prudenza espressa da Spinello nelle intercettazioni suggerisce una consapevolezza delle conseguenze che avrebbero potuto derivare da una pubblica associazione con il magistrato.

III. La Loggia di Nicosia: un'ombra sulla città

La presunta loggia massonica segreta di Nicosia, attiva dal 1969 al 1992, coincide cronologicamente con il periodo di permanenza di Tinebra come procuratore capo nella stessa città. Questo dettaglio temporale, pur non costituendo una prova in sé, alimenta i sospetti sulle possibili connessioni tra la sua attività istituzionale e le sue presunte relazioni all'interno della loggia. L'analisi del suo periodo di attività richiede una profonda investigazione per comprendere l'effettivo impatto della loggia sul tessuto sociale e politico locale, svelando eventuali infiltrazioni mafiose o comproprietà di interessi con la criminalità organizzata. La massoneria, in Italia e in Sicilia in particolare, ha avuto un ruolo controverso nel corso della storia, spesso trovandosi coinvolta in intricate trame di potere. Questo contesto aggrava ulteriormente l'importanza di questa indagine. L'obiettivo dell'indagine è ricostruire l'architettura relazionale della loggia, definendo il ruolo di ogni suo membro e i suoi legami con ambienti criminali.

IV. Implicazioni e conseguenze: un futuro incerto

L'ipotesi di un coinvolgimento di Tinebra in una loggia massonica segreta apre scenari inediti nell'inchiesta sui depistaggi di via D'Amelio. La sua presunta appartenenza potrebbe spiegare alcuni aspetti oscuri delle indagini iniziali, gettando luce su possibili influenze occulte e pressioni esercitate per ostacolare la verità. Le implicazioni di questa scoperta sono di portata notevole e richiedono un attento riesame del contesto storico-politico della strage e della lotta contro la mafia.
Le prospettive future dell'indagine sono ancora aperte. La Procura di Caltanissetta dovrà approfondire le indagini, acquisendo ulteriori elementi probatori per confermare o smentire definitivamente le ipotesi formulate. Le possibili conseguenze giudiziarie, pur dovendo tener conto della morte di Tinebra, potrebbero estendersi ad altri soggetti coinvolti nella presunta loggia segreta. In definitiva, questa inchiesta impone una riflessione profonda sul ruolo della trasparenza e della responsabilità all'interno delle istituzioni italiane e sulla necessità di affrontare il problema della massoneria deviata con la massima determinazione. La scoperta pone in discussione la credibilità dell'intero sistema giudiziario, sollevando timori sulle eventuali ingerenze occulte che potrebbero aver compromesso l'imparzialità delle indagini nel passato.

V. Conclusioni: un'eredità di ombre

L'indagine sulla presunta appartenenza di Giovanni Tinebra a una loggia massonica segreta rappresenta un tassello significativo, seppur controverso, nella complessa ricostruzione della strage di via D'Amelio. La scoperta, lungi dall'offrire risposte definitive, apre nuovi interrogativi e solleva forti dubbi sul ruolo delle istituzioni e delle reti occulte nel contesto della lotta alla mafia. L'eredità di questa vicenda trascende la figura di Tinebra, ponendo in discussione la completezza delle indagini passate e sollecitando un'analisi critica del sistema giudiziario italiano e del suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata. L'aspetto più inquietante è la possibilità di una pervasività della criminalità e della corruzione che arriva a compromettere addirittura l'apparato giudiziario, minando le fondamenta della giustizia e dell'equità. Le indagini future dovranno chiarire fino in fondo i contorni di questa presunta loggia segreta e il suo impatto sulla lotta alla mafia, fornendo risposte alle domande che ancora aleggiano nel buio della storia italiana.

Di Leonardo

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