Terremoto ai Campi Flegrei — Cosa Sta Succedendo sotto Napoli?
La terra trema ancora nei Campi Flegrei, l'area vulcanica situata a ovest di Napoli, già nota per la sua storia geologica complessa e pericolosa. La sera del 23 maggio 2025, un nuovo terremoto di magnitudo 4.4 ha colpito la zona, facendo tremare i vetri, suscitando paura tra i residenti e sollevando interrogativi sulla stabilità del suolo e sui rischi di un'eruzione futura.
Dove si trova e perché è importante l'area dei Campi Flegrei?
I Campi Flegrei non sono un vulcano nel senso classico, come il Vesuvio, ma una caldera vulcanica, cioè un'ampia area depressa formatasi dopo il collasso di una camera magmatica. Si estende tra Pozzuoli, Bacoli, Quarto e parte di Napoli, ed è sede di numerose fumarole, sorgenti termali e sollevamenti del suolo noti come bradisismo.
È una delle zone vulcaniche più studiate al mondo perché una sua eventuale eruzione potrebbe avere effetti devastanti. Non a caso è classificata come zona ad altissimo rischio vulcanico dalla Protezione Civile italiana.
Il terremoto del 23 maggio: cosa è successo?
La scossa, registrata alle 20:10, ha avuto epicentro nei pressi di Pozzuoli e una profondità di circa 3 km. La magnitudo 4.4 rappresenta una delle più forti registrate negli ultimi anni nella zona e ha causato un forte allarme tra la popolazione, ma non ha provocato danni gravi a cose o persone, almeno secondo i dati diffusi dalle autorità locali.
Molti residenti hanno però riferito di aver sentito il boato, di aver avvertito oscillazioni prolungate e di essere scappati in strada per timore di crolli.
Il bradisismo: un fenomeno naturale, ma preoccupante
Il bradisismo è un lento sollevamento o abbassamento del suolo legato a fenomeni vulcanici profondi. L'area dei Campi Flegrei è soggetta da decenni a questi movimenti, ma negli ultimi anni il fenomeno ha subito una progressiva accelerazione: attualmente si registra un sollevamento di circa 15 millimetri al mese.
Questo sollevamento è spesso accompagnato da sciami sismici — decine di scosse di bassa o media intensità concentrate in brevi periodi — come quello che ha incluso la scossa del 23 maggio. Questo fa pensare a un'attività magmatica in profondità, anche se non necessariamente prelude a un'eruzione.
Cosa dicono gli esperti?
I sismologi dell'Osservatorio Vesuviano, l'ente incaricato del monitoraggio vulcanico, spiegano che il terremoto è stato coerente con l'attività bradisismica in corso. La pressione dei gas e il riscaldamento dei fluidi sotterranei sembrano responsabili della sismicità, piuttosto che un movimento diretto di magma verso la superficie.
Secondo i dati dell'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), non ci sono segnali imminenti di eruzione, ma l'allerta resta alta. L'area è attualmente in livello di attenzione "giallo", che prevede un monitoraggio costante e l'informazione continua alla popolazione.
La risposta della Protezione Civile
Subito dopo la scossa, la Protezione Civile ha attivato le procedure di verifica e ha inviato squadre nelle zone più colpite. Sono stati verificati edifici pubblici, scuole e ospedali, ma al momento non risultano evacuazioni né danni strutturali rilevanti.
Il sindaco di Pozzuoli ha invitato i cittadini a restare vigili ma non allarmati, sottolineando che le autorità locali sono pronte ad affrontare eventuali emergenze.
Vivere sopra una caldera attiva: un equilibrio precario
Chi vive nei Campi Flegrei convive da sempre con l'incertezza geologica. La storia ci ricorda che l'ultima grande eruzione avvenne nel 1538, quando il vulcano Monte Nuovo nacque nel giro di pochi giorni. In tempi moderni, le crisi bradisismiche degli anni '70 e '80 portarono all'evacuazione temporanea di decine di migliaia di persone.
La situazione attuale non è considerata così critica, ma ogni scossa riporta alla mente il potenziale distruttivo della zona e la necessità di prevenzione, monitoraggio e consapevolezza collettiva.
Conclusione
Il terremoto del 23 maggio è un campanello d'allarme, ma non un segnale di panico. I Campi Flegrei restano una delle zone vulcaniche più sorvegliate del pianeta, grazie a una rete di strumenti sofisticati e alla collaborazione internazionale tra geologi, vulcanologi e sismologi.

La chiave, oggi più che mai, è un equilibrio tra scienza, comunicazione e preparazione civica. La natura, con la sua forza, ci ricorda che la convivenza col rischio è possibile solo attraverso la conoscenza e il rispetto del territorio.
