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Tasse e Criptovalute nel 2025: cosa cambia davvero?

Nel 2025, il panorama fiscale delle criptovalute in Italia si evolve ancora, introducendo importanti novità normative e confermando alcuni elementi già presenti lo scorso anno. Comprendere come dichiarare correttamente le proprie attività in crypto non è più solo un atto di trasparenza, ma anche una necessità concreta per evitare sanzioni e problemi futuri.

Aliquota confermata e fine della franchigia

La Legge di Bilancio 2025 ha confermato l'attuale aliquota del 26% sui guadagni da criptovalute, ipotizzando un possibile innalzamento al 33% nel 2026. La vera novità è però l'eliminazione della franchigia di 2.000 euro, che resta valida solo per la dichiarazione del 2024 (riferita all'anno fiscale 2023). Dal 2025, dunque, anche piccole plusvalenze saranno integralmente tassate, senza alcuna soglia di esenzione.

Franchigia o soglia: una lunga confusione

Negli anni passati, si è creato un caos interpretativo tra "soglia" e "franchigia". In pratica:

  • Una soglia avrebbe previsto che superati i 2.000 euro, tutta la plusvalenza fosse tassata.

  • Una franchigia, invece, esclude i primi 2.000 euro dalla tassazione, facendo pagare l'imposta solo sull'eccedenza.

Dopo vari dietrofront e chiarimenti da parte dell'Agenzia delle Entrate, nel 2025 viene definitivamente confermato il regime di franchigia, ma solo per l'anno fiscale 2023. Dal 2024 (dichiarazione nel 2025), non ci sarà più alcuna franchigia.

Rivalutazione delle criptovalute

Chi ha acquistato crypto a prezzi molto bassi negli anni scorsi può oggi sfruttare un'opzione strategica: la rivalutazione. Al 1° gennaio 2025, è possibile alzare il valore di carico delle proprie attività pagando un'imposta sostitutiva del 18% sul valore rivalutato. Questo consente di ridurre le plusvalenze future e abbassare l'imposizione fiscale, specialmente in assenza di documentazione sugli acquisti originari.

Monitoraggio fiscale: obbligatorio anche senza guadagni

Anche chi non genera plusvalenze è obbligato a compilare il monitoraggio fiscale (quadro RW nel modello Redditi, W nel 730). Serve per dichiarare il possesso delle criptovalute detenute su wallet o exchange esteri, anche in semplice "hold". Il valore dichiarato serve anche a calcolare la cosiddetta imposta sul patrimonio crypto, pari al 2 per mille del valore detenuto.
Attenzione: non dichiarare può portare a sanzioni tra il 3% e il 15% del capitale non dichiarato, oltre a rendere impossibile giustificare l'origine dei fondi in caso di conversione in euro o trasferimento su conto bancario.

Modelli dichiarativi e quadri da compilare

Dal 2025, i lavoratori dipendenti possono compilare tutto direttamente nel 730, grazie all'introduzione del quadro T, senza più bisogno di integrazioni nel modello Redditi. Per chi ha invece partita IVA o altri redditi complessi, resta d'obbligo il modello Redditi PF, con i quadri RW, RT e T.
La dichiarazione prevede:

  • Quadro RW/W per il monitoraggio e il 2 per mille.

  • Quadro RT/T per le plusvalenze.

  • Eventuali istanze di rimborso per chi ha versato in eccesso nel 2023.

Rimborsi fino a 520 euro: cosa fare

Se nel 2023 si è utilizzata la soglia invece della franchigia (a causa dei limiti dei software dichiarativi dell'Agenzia), oggi è possibile presentare istanza di rimborso per l'imposta versata in eccesso: fino a 520 euro, ovvero il 26% di 2.000 euro. L'istanza può essere inviata via PEC, posta, o sportello fisico.
Ma attenzione: se dopo 90 giorni l'Agenzia non risponde, il silenzio vale come rifiuto. L'unica strada, a quel punto, è il ricorso legale.

Come dichiarare le crypto detenute

È possibile compilare il quadro RW in due modi:

  1. Un rigo per ogni wallet/exchange, trattandolo come un contenitore.

  2. Un rigo per ogni criptovaluta, molto più complesso da gestire.

La prassi consigliata è la prima, per garantire chiarezza e tracciabilità, evitando numeri gonfiati da movimenti interni (che non rappresentano reale detenzione). Questo approccio è accettato anche dall'Agenzia delle Entrate, purché sia accompagnato da una nota riepilogativa con i dettagli di ogni singola crypto.

Criptovalute e ISEE

Sebbene non esista alcun obbligo normativo, è recentemente emersa una FAQ del MISE che suggerisce l'inserimento delle crypto nel modello ISEE, nella sezione dedicata ai rapporti finanziari. A scopo prudenziale, è quindi consigliabile dichiararle per non perdere eventuali benefici o agevolazioni.

Operazioni fiscalmente rilevanti

Sono considerate fiscalmente rilevanti (e quindi tassabili) le seguenti operazioni:

  • Conversione da crypto a euro.

  • Permute tra crypto con caratteristiche diverse (es. token → NFT).

  • Proventi da detenzione: staking, earn, lending.

  • Acquisto di beni/servizi in crypto, se genera plusvalenza.

  • Rimborsi da exchange falliti o liquidati (es. FTX).

Nel caso di permute neutrali (es. BTC → DAI), non si paga subito l'imposta, ma si mantiene il prezzo di carico originario. Alla vendita successiva in euro, la plusvalenza sarà calcolata dalla transazione iniziale.

Come si calcola la plusvalenza

Il calcolo si basa sul metodo LIFO (Last In First Out), non sul costo medio. La plusvalenza è data dalla differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto, tenendo conto del valore in euro al momento delle transazioni.

Earn, staking, airdrop: come trattarli

Secondo l'interpretazione più condivisa:

  • Gli earn e staking sono tassabili al momento della ricezione dei proventi, al 26%.

  • Gli airdrop e cashback sono assimilabili a proventi a costo zero, e si tassano alla vendita sull'intero importo.

E se non dichiaro nulla?

Il mancato adempimento porta a:

  • Sanzioni fino al 30-60% dell'imposta evasa in caso di plusvalenze non dichiarate.

  • Sanzioni dal 3 al 15% per mancato monitoraggio.

  • Blocco delle somme in caso di conversione in euro senza documentazione.

  • Impossibilità di giustificare la provenienza dei fondi per bonifici o acquisti importanti.

È possibile regolarizzare la posizione fino a 5 anni indietro tramite dichiarazione integrativa e ravvedimento operoso, ma solo se si è presentata almeno una dichiarazione fiscale in quegli anni.

Conclusione

Il 2025 segna un punto di svolta nella gestione fiscale delle criptoattività. L'obbligo di monitoraggio, la scomparsa della franchigia, la possibilità di rivalutazione e le nuove modalità di dichiarazione impongono a tutti i detentori di criptovalute un salto di consapevolezza.
Fare le cose bene oggi significa evitare problemi domani, in un contesto normativo in continua evoluzione dove restare aggiornati è fondamentale. Dichiarare in modo corretto, costruire uno storico dichiarativo solido, e tenere traccia dei movimenti, oggi è una forma di tutela personale. E in alcuni casi, un salvagente per il proprio capitale.

Di Gaetano

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