Senato: Ddl Violenza Sessuale, la Lega Chiede Riformulazione del Consenso
Il 26 novembre 2025, il dibattito sul Disegno di Legge (Ddl) in materia di violenza sessuale si è acceso al Senato. La Lega ha avanzato richieste di modifiche al testo, precedentemente approvato all'unanimità dalla Camera dei Deputati. Le perplessità si concentrano in particolare sulla definizione di "consenso", ritenuta suscettibile di eccessive interpretazioni e foriera di incertezza giuridica per vittime, indagati e magistratura. Questa discussione, che tocca un tema di grande rilevanza sociale e giuridica, sta polarizzando il panorama politico italiano, evidenziando la complessità di tradurre principi etici condivisi in norme penali inequivocabili.
Ddl Violenza Sessuale: Le Riserve della Lega sulla Definizione di Consenso
La proposta al centro del dibattito politico
Il Ddl Violenza Sessuale in esame mira a rafforzare la tutela delle vittime, introducendo un concetto più stringente di consenso, spesso orientato verso un modello di "consenso affermativo", dove l'assenza di un esplicito "no" non equivale a un "sì". La proposta è stata originariamente concepita per allineare la legislazione italiana alle raccomandazioni internazionali e alle crescenti richieste della società civile, volte a una maggiore protezione delle persone vulnerabili e a una più chiara definizione dei limiti della condotta sessuale. Dopo essere stato approvato all'unanimità alla Camera, segnale di un ampio accordo sulla necessità di intervenire sul tema, il testo è ora oggetto di scrutinio al Senato.
È proprio in questa seconda fase parlamentare che sono emerse le riserve della Lega, la quale, pur condividendo pienamente il principio di tutela delle vittime e il valore del consenso, solleva dubbi sulla formulazione specifica della norma. Le preoccupazioni non riguardano il "cosa" ma il "come": ossia la modalità con cui il consenso viene definito nel testo legislativo, temendo che l'attuale redazione possa generare incertezza giuridica. Questa incertezza, secondo il partito, potrebbe compromettere sia la certezza del diritto che l'efficacia dei procedimenti giudiziari, con potenziali rischi per vittime e indagati. Il dibattito politico si concentra, quindi, sull'equilibrio tra la tutela delle vittime e la garanzia dei diritti degli imputati, in un contesto in cui la chiarezza normativa è fondamentale.
Il percorso legislativo e l'approdo al Senato
Il percorso legislativo di un disegno di legge in Italia è notoriamente complesso e articolato. Un testo deve essere approvato in modo identico da entrambe le Camere del Parlamento - la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica - per poter essere promulgato come legge. Il Ddl Violenza Sessuale, dopo aver superato l'esame della Camera con un consenso unanime, è approdato al Senato. Qui, prima di essere discusso e votato dall'aula, il testo è stato assegnato alla Commissione Giustizia del Senato per un esame preliminare e l'eventuale proposizione di emendamenti.
L'arrivo del Ddl in Commissione Giustizia segna una fase cruciale. È in questa sede che i senatori membri della commissione, spesso avvalendosi di esperti e consulenti tecnici, analizzano il testo articolo per articolo, valutandone la coerenza interna, la compatibilità con l'ordinamento giuridico esistente e l'efficacia delle disposizioni proposte. La possibilità di presentare modifiche al testo è intrinseca a questo processo e mira a migliorare la qualità legislativa. Tuttavia, le richieste di modifica avanzate dalla Lega, dopo l'unanime consenso della Camera, hanno sollevato interrogativi sulla reale volontà di accelerare l'iter o, al contrario, sul rischio di un rallentamento, considerata l'urgenza sociale del tema e le aspettative generate dall'ampia approvazione iniziale. La dinamica tra le due Camere e il ruolo delle Commissioni parlamentari emergono quindi come snodi fondamentali per la definizione finale della legge.
Le Reazioni e le Posizioni Istituzionali
Il Ministro Nordio sulla necessità di precisione tecnica
Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è intervenuto nel dibattito sottolineando l'importanza cruciale di un approccio rigoroso e meticoloso nella modifica di norme così delicate, che toccano direttamente il Codice Penale. Nordio ha evidenziato come la revisione di disposizioni che riguardano elementi costitutivi del reato, come l'elemento soggettivo — la consapevolezza del consenso o del dissenso — vada a toccare i "nervi vitali del Codice Penale". Una metafora potente che sottolinea come le modifiche in quest'area non siano semplici aggiustamenti formali, ma interventi che possono alterare profondamente l'architettura giuridica del sistema penale, con conseguenze di vasta portata.
Il Ministro ha insistito sulla necessità di valutare il testo "virgola per virgola" per prevenire il rischio di "interpretazioni eccentriche". Un linguaggio normativo impreciso o ambiguo, infatti, può portare a incertezza giuridica nell'applicazione della legge, generando esiti giudiziari disomogenei e potenzialmente ingiusti. La precisione tecnica è, in questo contesto, garanzia di certezza del diritto, un principio cardine dello stato di diritto. Essa tutela non solo le vittime, assicurando loro un quadro normativo chiaro per ottenere giustizia, ma anche i presunti autori di reato, garantendo il rispetto della presunzione di innocenza e la possibilità di difendersi in un contesto normativo ben definito. L'intervento di Nordio si configura, quindi, come un monito alla cautela e alla ricerca della massima chiarezza normativa e coerenza giuridica.
L'intervento della Senatrice Bongiorno sulla procedura in Commissione
Anche la presidente della Commissione Giustizia del Senato, Senatrice Giulia Bongiorno, figura di spicco e avvocata con una vasta esperienza nel campo della violenza di genere, è intervenuta per chiarire le intenzioni e le modalità del lavoro della Commissione. La Senatrice Bongiorno ha categoricamente smentito l'intenzione di "dilatare i tempi" del processo legislativo, riconoscendo l'urgenza e la sensibilità del tema. La sua priorità, ha spiegato, è piuttosto garantire che il testo venga esaminato con la massima accuratezza tecnica e competenza.
A tal fine, Bongiorno ha dichiarato di voler coinvolgere "tecnici ed esperti del settore" per una lettura critica della norma, con l'obiettivo di raccogliere preziosi contributi. Questo approccio riflette la consapevolezza che le leggi che incidono su aspetti così delicati della vita sociale e personale richiedono un'analisi multidisciplinare, che vada oltre la mera formulazione giuridica per considerare le implicazioni psicologiche, sociologiche e pratiche. L'expertise di giuristi specializzati, magistrati, psicologi forensi e rappresentanti di associazioni che si occupano di violenza sulle donne può contribuire a perfezionare il testo, rendendolo più efficace e meno suscettibile a interpretazioni ambigue. La senatrice ha inoltre specificato che il Ddl è giunto in Commissione solo martedì, delineando tempi ristretti per un'analisi approfondita e, al contempo, la necessità di un lavoro scrupoloso ma efficiente, per non rallentare inutilmente un provvedimento atteso.
Le motivazioni del Vicepremier Salvini sulla definizione di consenso
Il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, ha ribadito le preoccupazioni del suo partito riguardo alla formulazione del Ddl, pur riconoscendo il principio del consenso come "assolutamente condivisibile". Questa precisazione è fondamentale: la Lega non contesta l'importanza del consenso nelle relazioni sessuali, ma la sua traduzione in termini strettamente legali all'interno del Ddl. Salvini ha espresso il timore concreto che una legge "che lascia troppo spazio alla libera interpretazione del singolo" possa generare effetti indesiderati e controproducenti.
Nello specifico, il leader leghista ha paventato la possibilità di una norma troppo "vaga" che possa "intasare i tribunali e alimentare conflitti anziché ridurre le violenze". La sua critica si concentra sul rischio che un'eccessiva ambiguità possa portare a un aumento delle denunce, non tutte fondate, e a un sovraccarico del sistema giudiziario, già gravato da arretrati. Inoltre, ha sollevato il rischio di "vendette personali" legate a una legge percepita come priva di confini chiari, suggerendo che un testo poco definito potrebbe essere strumentalizzato per scopi diversi dalla giustizia, con gravi ripercussioni sulla vita delle persone coinvolte. Salvini ha infine elogiato il lavoro della senatrice Bongiorno, definendola "esperta avvocata di numerose donne vittime di violenza e molestia". Questo apprezzamento non è casuale: serve a rafforzare l'idea che le richieste di modifiche al testo non sono volte a indebolire la tutela delle vittime, ma a garantire che la legge sia scritta nel modo più efficace e giusto possibile, basandosi sull'esperienza di chi lavora quotidianamente a contatto con il fenomeno della violenza. La posizione della Lega si configura, quindi, come un tentativo di bilanciare l'intento di tutela delle vittime con la necessità di precisione tecnica e applicabilità pratica della norma penale.

