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Roma, decine di migliaia in piazza per la Palestina: appello alla pace e fine dei bombardamenti

Nel cuore di Roma, una moltitudine compatta e variegata si è data appuntamento oggi, 8 giugno 2025, per partecipare a una grande manifestazione nazionale in sostegno del popolo palestinese. La protesta, organizzata da una vasta rete di associazioni, sindacati e partiti dell'opposizione, ha visto la presenza di oltre 50.000 persone, secondo le stime degli organizzatori, che hanno riempito le strade della capitale in un lungo corteo pacifico e partecipato.
Al centro della mobilitazione, l'appello a fermare l'escalation del conflitto nella Striscia di Gaza, con particolare riferimento agli attacchi contro le scuole e le strutture civili, che negli ultimi mesi hanno provocato un elevato numero di vittime, tra cui moltissimi bambini e insegnanti.

Un grido di giustizia e umanità

I manifestanti hanno chiesto a gran voce la fine immediata dei bombardamenti, l'apertura di corridoi umanitari sicuri e il rispetto del diritto internazionale. Lungo il corteo, sono stati innalzati cartelli con messaggi come "Cessate il fuoco ora", "Scuole non bersagli" e "Libertà per la Palestina", accompagnati da bandiere arcobaleno della pace, kefiah e simboli della resistenza civile non violenta.
Tra i partecipanti, famiglie, giovani, esponenti del mondo dell'insegnamento, della sanità, delle comunità religiose e intellettuali. Presente anche la segretaria del principale partito d'opposizione, Elly Schlein, che ha ribadito la necessità di una politica estera italiana ed europea più coraggiosa e orientata alla mediazione diplomatica, anziché al silenzio o all'appoggio tacito a strategie belliche.

Il ruolo dell'Italia e l'urgenza di una voce comune

Durante gli interventi dal palco finale, montato nei pressi di Piazza San Giovanni, è emersa la richiesta pressante affinché l'Italia si schieri con decisione per la pace, assumendo un ruolo attivo all'interno delle istituzioni internazionali per il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, inclusa la creazione di uno Stato sovrano e la cessazione dell'occupazione militare.
Molti interventi hanno inoltre espresso sconcerto per il silenzio dei media mainstream, accusati di aver ignorato o minimizzato la tragedia umanitaria in corso a Gaza. Numerosi operatori umanitari italiani rientrati recentemente dal Medio Oriente hanno raccontato esperienze dirette nei territori colpiti, parlando di scuole distrutte, ospedali sovraffollati e intere famiglie in fuga.

Scuole nel mirino: la denuncia del mondo dell'istruzione

Una delle voci più forti è arrivata dal mondo della scuola, protagonista di un grande spezzone all'interno del corteo. Dirigenti scolastici, insegnanti, studenti e genitori hanno manifestato la loro solidarietà ai colleghi palestinesi che, nonostante le difficoltà estreme, cercano di garantire continuità educativa in contesti di guerra.
È stata ricordata con particolare commozione la vicenda delle scuole colpite nei raid aerei, con decine di studenti uccisi durante le ore di lezione o rifugiati negli istituti scolastici trasformati in ripari d'emergenza. Il messaggio è stato chiaro: l'educazione è un diritto fondamentale e non può mai essere usata come arma di guerra.

Solidarietà dal basso e mobilitazione civile

La manifestazione di Roma è solo l'ultima di una lunga serie di eventi che, nelle ultime settimane, hanno attraversato molte città italiane, da Milano a Palermo, in una mobilitazione crescente che parte dal basso e si oppone all'indifferenza. Comunità studentesche, collettivi universitari, gruppi religiosi e associazioni per i diritti umani stanno portando avanti campagne di sensibilizzazione, raccolte fondi per i civili, e pressioni sui propri rappresentanti istituzionali.
Molti di questi movimenti chiedono anche una revisione delle esportazioni di armi verso zone di conflitto, in coerenza con gli articoli della Costituzione italiana e i trattati internazionali.

Una piazza che non tace

In un tempo segnato da conflitti prolungati, disinformazione e assuefazione alla violenza, la manifestazione odierna si è distinta per l'energia morale e civile che ha saputo generare. Roma ha dato voce a chi non ha voce, portando l'attenzione pubblica su una crisi umanitaria troppo spesso trascurata.
Il corteo si è sciolto nel tardo pomeriggio in modo ordinato, con un lungo applauso collettivo e l'invito a non lasciare che la mobilitazione si esaurisca in una giornata: l'obiettivo è quello di trasformare l'indignazione in impegno quotidiano, fino a quando ogni popolo - compreso quello palestinese - potrà vivere in pace, sicurezza e dignità.

Di Gaetano

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