Referendum 2025: L8 e il 9 Giugno l'Italia è chiamata a scegliere su lavoro e cittadinanza
L'8 e 9 giugno 2025, i cittadini italiani saranno chiamati a esprimersi in un importante appuntamento con la democrazia diretta: si terranno infatti tre referendum abrogativi su temi fondamentali per la vita sociale e politica del Paese, con al centro il lavoro e la cittadinanza. In un clima di crescente polarizzazione e tensione politica, queste consultazioni popolari rappresentano un banco di prova per la partecipazione civica e la capacità delle istituzioni di dare ascolto alle istanze che provengono dalla base.
I quesiti referendari
I primi due quesitisono stati promossi dalla CGIL, il maggiore sindacato italiano, e riguardano aspetti centrali della normativa sul lavoro. Il primo mira a cancellare le modifiche introdotte dal Jobs Act al reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa nei contratti a tempo indeterminato, ripristinando pienamente l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il secondo chiede l'abolizione delle norme che consentono l'utilizzo estensivo dei contratti a termine, al fine di contrastare la precarizzazione del lavoro e incentivare l'occupazione stabile.
Il terzo quesito, di iniziativa popolare e sostenuto da movimenti civici, associazioni e alcune forze politiche, riguarda invece il tema della cittadinanza. Propone di abrogare alcune disposizioni restrittive introdotte dalla legge sulla cittadinanza del 1992, con l'obiettivo di facilitare l'acquisizione della cittadinanza italiana per i giovani nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri, puntando verso una forma di ius culturae.
L'importanza del quorum
Perché ciascuno dei tre referendum sia valido, è necessario che venga raggiunto il quorum, cioè la partecipazione al voto di almeno il 50%+1 degli aventi diritto. Si tratta di una soglia difficile da superare, soprattutto in un contesto di disaffezione politica e scarsa informazione. I promotori hanno dunque avviato una campagna intensa per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza del voto, presentando il referendum non solo come uno strumento giuridico, ma come un momento di mobilitazione democratica.
Dibattito politico e divisioni
I referendum hanno acceso un ampio dibattito nel panorama politico nazionale. Le forze di centrosinistra e i sindacati sostengono in blocco i quesiti sul lavoro, considerandoli un'occasione per correggere gli squilibri generati dalle riforme del passato e rilanciare una visione del lavoro fondata sulla dignità e sui diritti. Sul fronte opposto, le forze di centrodestra hanno espresso una netta contrarietà, ritenendo i referendum strumentali e ideologici, potenzialmente dannosi per la competitività economica e la flessibilità del mercato del lavoro.
Anche il quesito sulla cittadinanza ha diviso l'opinione pubblica. Da una parte chi invoca inclusione e integrazione per una nuova generazione di giovani cresciuti in Italia ma esclusi dalla piena cittadinanza. Dall'altra chi teme un'eccessiva apertura e chiede maggiori garanzie in termini di identità culturale e sicurezza.
Una sfida per la partecipazione
Il vero nodo, al di là dell'esito dei singoli quesiti, sarà la partecipazione degli elettori. La sfida più urgente è contrastare l'astensionismo, che negli ultimi anni ha caratterizzato numerose tornate elettorali. Il referendum 2025 rappresenta un'occasione cruciale per rilanciare la centralità del voto e rafforzare il legame tra cittadini e democrazia.
Mentre il Paese si avvicina alla data della consultazione, il dibattito si fa sempre più acceso. In gioco non c'è solo il destino di tre leggi, ma l'idea stessa di partecipazione popolare e la capacità del sistema democratico italiano di ascoltare e rispondere alle esigenze reali della sua società.

