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Gaza sotto le Bombe — Tra Attacchi e Speranze di Soccorso Umanitario

Nella notte tra il 23 e il 24 maggio 2025, la Striscia di Gaza è tornata al centro del conflitto israelo-palestinese con una nuova ondata di attacchi aerei israeliani. I bombardamenti hanno causato almeno otto morti e diversi feriti, alimentando ulteriormente la tensione in una delle aree più martoriate del Medio Oriente. Parallelamente, si è registrata una ripresa delle operazioni umanitarie da parte delle Nazioni Unite, con circa 90 camion di aiuti autorizzati ad entrare nel territorio.
Questi due fatti, contrapposti eppure simultanei, raccontano la drammatica complessità del conflitto: da un lato la violenza armata, dall'altro lo sforzo per portare sollievo a una popolazione stremata.

L'attacco: cosa è successo?

Secondo fonti locali e internazionali, nella notte del 24 maggio l'aviazione israeliana ha colpito diversi obiettivi nella Striscia di Gaza, in particolare nelle aree di Rafah, Khan Yunis e nei pressi della città di Gaza. L'operazione, secondo quanto riportato dall'esercito israeliano, mirava a:

  • Distruggere infrastrutture militari di Hamas e della Jihad Islamica,

  • Neutralizzare depositi di armi e tunnel sotterranei,

  • E rispondere a precedenti lanci di razzi verso il territorio israeliano.

Le autorità sanitarie di Gaza, tuttavia, hanno confermato che tra le vittime ci sono anche civili, tra cui donne e bambini, provocando forti reazioni da parte della comunità internazionale.

Gaza: una crisi umanitaria permanente

La Striscia di Gaza è una delle aree più densamente popolate del mondo, con oltre 2 milioni di abitanti concentrati in poco più di 360 km². Da anni è sottoposta a un blocco terrestre, marittimo e aereo imposto da Israele, che limita l'ingresso di beni essenziali, materiali da costruzione, carburante e medicinali.
A causa dei bombardamenti e dell'assedio, la popolazione vive in condizioni estreme:

  • Mancanza cronica di elettricità e acqua potabile,

  • Ospedali sovraccarichi e con scarse risorse,

  • Alto tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile,

  • E insicurezza alimentare diffusa.

Gli aiuti dell'ONU: un barlume di speranza

In questo contesto di emergenza, le Nazioni Unite hanno annunciato la ripresa dei convogli umanitari, con circa 90 camion entrati a Gaza nella giornata del 24 maggio attraverso il valico di Kerem Shalom, grazie a un accordo con Israele e l'Egitto.
Questi camion trasportano:

  • Cibo e generi di prima necessità,

  • Forniture mediche per gli ospedali,

  • E kit igienici e sanitari per famiglie sfollate.

Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) e l'UNICEF stanno coordinando la distribuzione, nonostante le difficoltà logistiche e i rischi legati alla sicurezza. Tuttavia, le agenzie umanitarie sottolineano che un singolo convoglio non basta: è necessario un corridoio umanitario stabile, sicuro e continuo.

Le reazioni internazionali

L'attacco a Gaza e la fragile tregua umanitaria hanno riacceso le tensioni diplomatiche. Diversi paesi europei hanno chiesto un cessate il fuoco immediato e l'avvio di negoziati concreti per una soluzione duratura. Alcune ONG denunciano l'uso sproporzionato della forza e chiedono un'indagine indipendente sulle vittime civili.
Israele, dal canto suo, difende le operazioni come azioni mirate contro il terrorismo, sottolineando che Hamas utilizza aree civili per nascondere arsenali e combattenti. Tuttavia, il prezzo in termini di vite umane e distruzione è altissimo.

Il dramma degli sfollati

Secondo l'UNRWA (Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi), più di 300.000 persone sono attualmente sfollate all'interno della Striscia. Molte hanno perso la casa, vivono in tende, scuole o edifici parzialmente distrutti e dipendono completamente dagli aiuti esterni.
I bambini sono le principali vittime psicologiche: crescono in un clima di violenza, incertezza e trauma costante, con accesso limitato all'istruzione, all'assistenza sanitaria e a un'infanzia normale.

Conclusione

L'attacco a Gaza del 24 maggio 2025 e la contemporanea apertura ai convogli umanitari raccontano due facce della stessa tragedia: da un lato, la logica della guerra che colpisce duramente anche i civili; dall'altro, il tentativo della comunità internazionale di lenire le ferite, seppur con strumenti insufficienti.
La Striscia di Gaza resta una ferita aperta, un luogo in cui la politica ha fallito, ma dove la solidarietà può ancora fare la differenza. Senza un cambio di rotta reale — che preveda negoziati sinceri, cessazione delle ostilità e diritti umani garantiti — nessun aiuto sarà mai abbastanza, e la speranza resterà solo una parola.

Di Gaetano

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