Conferenza ONU di Belém: Mancata Roadmap sul Petrolio, ma 80 Paesi Verso l'Abbandono dei Combustibili Fossili
La Conferenza ONU sul Clima a Belém, svoltasi nella città brasiliana, si è conclusa con un bilancio eterogeneo, caratterizzato da un misto di delusione per le attese non soddisfatte e da cauto ottimismo per nuovi impegni. Questo evento cruciale nel dialogo globale sull'azione climatica ha rappresentato un'ulteriore tappa nelle complesse negoziazioni per definire strategie collettive contro il cambiamento climatico. L'esito finale, come spesso accade nei forum multilaterali di questa portata, riflette la diversità di interessi e priorità tra le nazioni.
Esito della Conferenza ONU sul Clima a Belém
La conferenza di Belém era attesa con particolare interesse dalla comunità internazionale e dalle organizzazioni ambientaliste, che auspicavano progressi significativi sulla transizione energetica. Le discussioni hanno toccato svariati temi, dalle finanze climatiche all'adattamento, ma il fulcro dell'attenzione è rimasto il futuro dei combustibili fossili. La difficoltà di armonizzare le esigenze economiche nazionali con l'imperativo ambientale globale si è manifestata chiaramente nel corso dei lavori.
Delusione per la Mancata "Roadmap" sull'Uscita dal Petrolio
Un punto cruciale che non ha trovato risoluzione concreta, generando delusione tra osservatori e delegazioni più ambiziose, è stata la mancata definizione di una roadmap specifica per l'abbandono del petrolio. Quest'ultima era considerata un elemento fondamentale negli sforzi globali di decarbonizzazione e transizione energetica, data la posizione preminente del petrolio e il suo significativo contributo alle emissioni di gas serra.
Tale aspettativa è radicata nella consapevolezza scientifica che, per limitare l'aumento della temperatura globale a 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali, come stabilito dall'Accordo di Parigi, è imperativo ridurre drasticamente e rapidamente l'uso di tutti i combustibili fossili, in particolare il petrolio. Una roadmap chiara avrebbe fornito un segnale forte a mercati, investitori e industrie, incentivando lo spostamento di capitali e risorse verso alternative energetiche più sostenibili.
Le negoziazioni si sono scontrate con la complessità degli interessi geopolitici ed economici. Molti paesi produttori di petrolio dipendono in modo sostanziale dalle entrate derivanti dagli idrocarburi per sostenere le proprie economie e finanziare lo sviluppo. L'idea di una rapida e vincolante roadmap per l'abbandono del petrolio solleva significative preoccupazioni in merito alla stabilità economica, all'occupazione e alla sicurezza energetica di queste nazioni. Di conseguenza, un consenso su un piano così specifico e ambizioso si è rivelato irraggiungibile in questa fase. L'assenza di una chiara tabella di marcia per il greggio rappresenta, per molti analisti, un ostacolo significativo nel percorso verso la riduzione delle emissioni globali e il contenimento del riscaldamento globale entro soglie considerate sicure, potenzialmente rallentando la transizione energetica a livello globale.
L'Impegno di 80 Paesi
Nonostante la battuta d'arresto sulla roadmap specifica per il petrolio, un segnale di impegno e rinnovato slancio politico è emerso dai lavori di Belém, mitigando la delusione iniziale. Questa iniziativa, sebbene di natura diversa, offre una prospettiva per future azioni concertate.
Verso una Tabella di Marcia per l'Abbandono dei Combustibili Fossili
Ottanta Paesi partecipanti alla conferenza hanno dichiarato l'intenzione di lavorare congiuntamente per delineare una tabella di marcia condivisa, finalizzata all'abbandono progressivo di tutti i combustibili fossili. Questa manifestazione di volontà è significativa, in quanto estende l'orizzonte dell'impegno oltre il solo petrolio, includendo anche carbone e gas naturale, primarie fonti di emissioni di gas serra.
L'iniziativa di questi 80 Paesi non costituisce una roadmap già definita e vincolante, bensì un impegno politico a intraprendere un percorso collaborativo per svilupparne una in futuro. Ciò implica che le nazioni coinvolte si sono impegnate a dialogare, condividere esperienze, identificare sfide comuni e cooperare per trovare soluzioni praticabili per una transizione energetica che abbracci l'intero spettro dei combustibili fossili. L'ambizione è quella di creare un fronte comune capace di influenzare le future decisioni e negoziazioni globali, fornendo un impulso a un'azione più decisa.
La differenza sostanziale rispetto all'auspicio iniziale di un focus esclusivo e immediato sul petrolio risiede nell'ampiezza dell'oggetto dell'impegno e nella sua fase preliminare. Sebbene meno circoscritta e dettagliata nell'immediato, l'intenzione di affrontare l'abbandono di tutti i combustibili fossili segnala una crescente consapevolezza tra un gruppo significativo di nazioni. Questo approccio più olistico, pur richiedendo tempo per la sua concretizzazione, indica una spinta collettiva verso la dismissione delle fonti energetiche più inquinanti, riconoscendo la necessità di una trasformazione sistemica dell'intero settore energetico. La sfida sarà ora tradurre questa dichiarazione di intenti in piani d'azione specifici, obiettivi misurabili e meccanismi di supporto concreti, tenendo conto delle diverse capacità e responsabilità dei paesi coinvolti.
L'Obiettivo del Contenimento delle Temperature
L'obiettivo primario di tali discussioni, impegni e, talvolta, frustrazioni, è il contenimento dell'innalzamento delle temperature globali, in linea con gli accordi internazionali sul clima, in particolare l'Accordo di Parigi. Quest'ultimo mira a mantenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e a proseguire gli sforzi per limitare tale aumento a 1.5°C, una soglia critica che, se superata, espone il pianeta a rischi climatici molto più gravi e irreversibili.
La comunità scientifica, attraverso i rapporti del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), continua a sottolineare l'urgenza di azioni immediate e incisive per mitigare gli impatti del cambiamento climatico. Le emissioni derivanti dalla combustione di petrolio, gas e carbone sono il principale motore del riscaldamento globale, rendendo l'abbandono progressivo di questi combustibili una condizione imprescindibile per la stabilizzazione del clima. Ogni ritardo nell'implementazione di politiche e misure efficaci accresce la difficoltà di raggiungere gli obiettivi climatici e i costi futuri di mitigazione e adattamento.
La Conferenza ONU sul Clima a Belém, pur non avendo prodotto la risoluzione più ambiziosa attesa sui singoli combustibili fossili, ha evidenziato la complessità intrinseca delle negoziazioni internazionali. Queste vertono sulla difficoltà di armonizzare gli interessi economici nazionali - spesso ancora fortemente legati alle industrie fossili - con le impellenti necessità ambientali e la giustizia climatica. La tensione tra la necessità di agire rapidamente e la realtà delle transizioni economiche e sociali a lungo termine è palpabile.
In sintesi, il cammino verso una transizione energetica globale rimane costellato di sfide significative. Tuttavia, la dichiarazione di intenti di 80 Paesi per una tabella di marcia congiunta sull'abbandono di tutti i combustibili fossili rappresenta un segnale politico di notevole importanza. Essa dimostra che, nonostante le divergenze e la mancanza di un accordo su punti specifici, il dialogo per un futuro più sostenibile è destinato a proseguire e consolidarsi, offrendo una base per ulteriori progressi nelle prossime conferenze sul clima e nelle politiche nazionali. La pressione per agire con maggiore ambizione e rapidità rimane alta, e la capacità della comunità internazionale di tradurre queste intenzioni in azioni concrete sarà cruciale per il futuro del clima globale.

