Caso Garlasco, Nuove Indagini 18 Anni Dopo — Ritorna l’Ombra sul Delitto di Chiara Poggi
A distanza di quasi diciotto anni dal delitto che sconvolse l'opinione pubblica italiana, il caso Garlasco torna sotto i riflettori. La Procura di Pavia ha deciso di riaprire le indagini sull'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, grazie a nuove analisi scientifiche su tracce biologiche e impronte digitali rimaste finora senza un'identificazione certa.
Il caso, già al centro di processi complessi e dibattiti mediatici intensi, potrebbe ora imboccare una strada inedita, riaccendendo le speranze della famiglia Poggi e sollevando nuove domande sulla giustizia.
La cronaca del delitto
Chiara Poggi, 26 anni, fu trovata morta nella villetta di famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia. Il corpo era riverso sulle scale della cantina, con segni evidenti di una violenta aggressione alla testa. Fu il fidanzato, Alberto Stasi, a scoprire il cadavere e a dare l'allarme.
Fin dai primi momenti, l'inchiesta si concentrò proprio su Stasi, laureando in economia, che venne accusato di omicidio, processato e, dopo un iter giudiziario lunghissimo, condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di reclusione.
Un processo tormentato
Il processo a carico di Alberto Stasi è stato uno dei più controversi della giustizia italiana contemporanea. Ecco i passaggi principali:
Assolto in primo grado (2009) e in appello (2011),
La Cassazione annulla l'assoluzione e ordina un nuovo processo,
Nel 2015, la Corte d'Assise d'Appello di Milano condanna Stasi a 16 anni,
Nel 2017, la Cassazione conferma la condanna definitiva.
La sentenza si è basata su indizi multipli, tra cui l'assenza di sporcizia sulle scarpe di Stasi, incompatibile con la scena del crimine, e contraddizioni nelle sue dichiarazioni. Tuttavia, non è mai emersa una prova regina e molti esperti legali hanno continuato a nutrire dubbi sull'effettiva colpevolezza.
Le nuove indagini: cosa è emerso?
Nel 2024, su richiesta della famiglia Poggi, la Procura di Pavia ha autorizzato nuove analisi genetiche e dattiloscopiche utilizzando tecnologie avanzate non disponibili all'epoca del delitto. Le indagini si sono concentrate su:
Impronte digitali parziali rilevate su un dispenser di sapone e altre superfici in bagno,
Tracce biologiche trovate sugli indumenti della vittima e in cantina,
Elementi lasciati da un "soggetto ignoto" mai identificato.
Gli inquirenti hanno trasmesso i nuovi reperti ai RIS dei Carabinieri e al laboratorio genetico della Polizia Scientifica. Secondo indiscrezioni, almeno due profili parziali non corrisponderebbero ad Alberto Stasi né a membri della famiglia Poggi.
Le possibili implicazioni
Se le nuove tracce verranno attribuite a un terzo soggetto oggi identificabile, si aprirebbe un nuovo scenario investigativo. Le ipotesi sono due:
Le tracce potrebbero appartenere a un secondo autore o un complice ancora sconosciuto.
Potrebbero emergere elementi tali da rimettere in discussione la colpevolezza di Stasi, che ha sempre proclamato la propria innocenza.
La legge italiana non consente la riapertura automatica del processo per i condannati in via definitiva, se non in caso di prova nuova ed evidente, ma la scoperta potrebbe comunque avere un impatto giuridico e morale molto forte.
La reazione della famiglia e dell'opinione pubblica
La famiglia Poggi, in particolare i genitori Giuseppe e Rita, ha sempre chiesto verità piena e giustizia completa per la figlia, pur rispettando l'esito processuale. Accolgono la riapertura delle indagini come un'opportunità per fare luce su ogni possibile ombra residua.
Anche una parte dell'opinione pubblica e dell'ambiente giuridico ha espresso soddisfazione per l'approfondimento investigativo, auspicando un utilizzo corretto e rigoroso della nuova scienza forense.
Conclusione
Il caso Garlasco è tornato alla ribalta, non per un clamore mediatico, ma per il potere della scienza e della memoria. Dopo quasi due decenni, la giustizia cerca ancora di ricostruire con precisione un frammento oscuro della storia italiana recente.
Che portino a una conferma o a una svolta, le nuove indagini rappresentano un segnale positivo: la verità, anche se lenta, non è mai una porta chiusa. E la fiducia nello Stato di diritto passa anche da qui: dal non aver mai paura di riaprire i cassetti della storia quando le prove parlano.

